Massimo RestelliPer ottenere il via libera formale della Bce hanno dovuto correggere ancora qualcosa nel contratto di matrimonio, ma la sostanza non cambia: grazie alla manovra patrimoniale da un miliardo il Banco Popolare (+0,4% in Borsa dopo una seduta nervosa) può andare a nozze con Bpm (+3%). Le prime sotto Vigilanza Unica. Ieri l'Eurotower ha infatti comunicato per lettera alle dirette interessate che sono ora praticamente «allineate» alla richieste fatte. Salvo però appunto imporre ulteriori piccoli aggiustamenti sul fronte della governance e dei crediti deteriorati. Correttivi che ieri sera sono stati spediti a Francoforte e che questa mattina saranno recepiti dai consigli dei due istituti, arrivando così al «totale allineamento» ai dettami europei: sono in agenda sia il cda del Banco sia il cds di Bpm e il cdg (già riunitosi ieri) è in «pre-allerta». Dopo mesi di braccio di ferro, l'operazione sta quindi per partire. Il fulcro tuttavia è un altro: questo risultato è possibile dopo che Matteo Renzi è entrato a gamba tesa a sponsorizzare una fusione su cui si gioca la credibilità della riforma delle popolari, facendo pressing in Europa e isolando il tentativo sindacale di riaffidare Bpm ad Andrea Bonomi per poi salvare Popolare Vicenza. A sbloccare il tutto è inoltre stata la cura patrimoniale da un miliardo predisposta lunedì dal Banco di Pier Francesco Saviotti. La manovra, che partirà al più presto perché la Vigilanza non concede dilazioni, poggia su un aumento di capitale «paracadute» da circa 500 milioni e che sarà probabilmente riservato agli istituzionali: a partire da CariVerona, e CariLucca, che sono già soci. L'ente scaligero è tempo che ha dato la propria disponibilità a investire. La ricapitalizzazione sarà a «elastico», cioè colmerà quanto il Banco non riuscirà a incassare con l'atteso lancio di un bond Tier 1 e con le cessioni dei crediti deteriorati e di alcune minorities: di certo le attività di Banca depositaria e probabilmente perlomeno una quota di Aletti Gestielle. Dato che il Banco diventerà più forte, potrebbero mutare i concambi e i pesi nell'aggregato post fusione, dove Verona era accreditata del 51%, ma anche la Bpm di Giuseppe Castgna potrebbe muovere, forse cedendo Anima.La Bce «sta lavorando duramente con i colleghi italiani per fondare su condizioni adeguate» la fusione, aveva detto nel pomeriggio lo sceriffo della Bce Daniele Nouy che ritiene necessario l'operazione abbia «successo». L'Eurotower sembra aver digerito anche la sopravvivenza, temporanea, di una «Bpm spa» sotto alla nuova holding: l'artifizio su cui si ragiona è scorporare alcune attività e utilizzare una delle 4 licenze esistenti.
Milano e Verona avranno 7 posti a testa nel cda della holding, con Castagna ad e in quota ai tre «indipendenti». Castagna avrebbe opzionato un posto per Mario Anolli. Ora dipende da come andrà l'assemblea che tra un mese deve rinnovare il cds di Bpm: i dipendenti soci stanno ultimando la lista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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