Benzina, giù i consumi: pure lo Stato ci rimette

Gli automobilisti riducono i rifornimenti e, nonostante l’aumento record della tassazione sui carburanti, il Fisco comincia a incassare di meno

Benzina, giù i consumi: pure lo Stato ci rimette

I prezzi della benzina continuano ad aumentare, ma i consumi diminuiscono, ed alla lunga – nonostante l’aumento record della tassazione sui carburanti – il Fisco rischia di rimetterci. Nelle scorse ore si sono toccate punte di 1,998 euro per un litro di verde nelle marche e di 1,965 euro al litro in Liguria e Toscana. I rialzi riguardano più o meno tutte le grandi marche, ma si registrano anche nei cosiddetti distributori “no logo”. Il gasolio auto tocca le punte massime al Sud, raggiungendo gli 1,821 euro per litro. Secondo gli analisti del settore, neppure il recupero dell’euro sul dollaro potrà aiutare la discesa dei prezzi, visto che la quotazioni della benzina sono giunte al record storico di 689 euro per mille litri nell’area del Mediterraneo.

Il caro-carburanti si riflette sui consumi che, secondo le rilevazioni della Federazione italiana benzinai (Faib) sono scesi in febbraio del 20,2% per la benzina e del 14,9% per il gasolio. Si tratta di cali molto cospicui che, alla lunga, rischiano di avere ripercussioni negative sugli incassi dello Stato. L’accisa sulla benzina è passata da 0,564 euro al litro del 2011 agli attuali 0,7042 euro al litro, mentre l’imposta sul gasolio è aumentata da 0,423 euro per litro a 0,593 euro. Ma il crollo dei consumi di benzina ha determinato in febbraio un minor incasso per il Fisco pari a un milione e 700 mila euro per l’accisa e quasi 3 milioni di euro per l’Iva. Il gasolio invece regge, almeno per il momento. Il gettito è stato superiore di 92 milioni di euro rispetto al febbraio del 2011.

In gennaio le cose erano andate un po’ meglio per l’Erario. Le accise sui carburanti avevano fornito entrate per 228 milioni in più dello stesso mese 2011. ma in febbraio la tendenza è molto peggiorata, proprio a causa della fortissima frenata dei consumi.

Se dovesse intervenire un nuovo aumento, spiegano alla Faib, delle quotazioni internazionali, insieme al probabile aumento dell’Iva dal 21 al 23% in autunno, inevitabilmente crollerebbero sia i consumi che le entrate fiscali legate ai carburanti. La rete distributiva, dicono i benzinai, ne uscirebbe decimata. E senza alcun vantaggio per le casse dello Stato.

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