Berlino ha il fiatone ma non molla sul rigore

«Debolezza temporanea, non ha senso parlare di crisi». «Non vi è alcun motivo di pensare che il Paese sia in recessione». C'è molto del «sopire, troncare» di manzoniana memoria nelle dichiarazioni - si direbbe a microfoni congiunti - con cui Wolfgang Schaeuble e Sigmar Gabriel, il primo, ministro delle Finanze, l'altro, dell'Economia, hanno cercato di minimizzare la netta sforbiciata con cui il governo tedesco ha ieri tagliato la stima sulla crescita del Pil 2014 all'1,2% (+1,8% la stima precedente) e, soprattutto, quella relativa all'anno prossimo, abbassata all'1,3% dal +2% delle vecchie previsioni.

Una Germania insomma più vulnerabile, con il morale delle aziende sotto i tacchi (indice Zew negativo per la prima volta dal novembre 2012, decimo calo consecutivo) che rende meno credibile l'alibi prêt à porter con cui si cerca di giustificare l'andamento lento dell'economia tirando in ballo le crisi in Ucraina e in Medio Oriente, e il generale rallentamento dei mercati di sbocco dei suoi prodotti. «Ovviamente la Germania può continuare a esportare bene solo se all'Europa le cose vanno bene», dice Gabriel. Perfetto. Verrebbe dunque da chiedersi se le politiche di austerità non abbiano, alla fine, presentato un conto anche a Berlino dopo aver azzoppato la domanda interna e la capacità di investimento degli altri partner europei. Forse è il caso di cambiar rotta? Macché: «Fare debiti qui in Germania non porterà a più crescita in Italia, Francia, Spagna o Grecia. Non c'è alcun motivo perché il governo debba modificare la sua linea in materia di politica economica, di bilancio e sociale», ha chiarito il ministro dell'Economia. Cordoni della borsa stretti, insomma. Si pensa più al pareggio di bilancio («raggiungibile nel 2015») malgrado le pressioni contrarie sulla cancelliera Angela Merkel, si sollecitano «i Paesi in ritardo» a far le riforme e si chiarisce di non aver nessuna voglia di recitare il ruolo di locomotiva della crescita. «Facciamo già molto - ha detto Gabriel - in particolare per riportare fiducia verso l'eurozona attraverso il rigore di bilancio».

La convinzione che il momento di debolezza dell'economia tedesca sarà superato senza eccessivi danni si poggia su due elementi.

Il primo è una ripresa delle esportazioni, stimate in aumento del 4,1% nel 2015 contro il +3,4% stimato per quest'anno; il secondo è legato all'aumento delle importazioni (+5,5% l'anno prossimo) grazie anche al lieve calo dei senza lavoro (dai 2,91 milioni del 2014 ai 2,89 milioni nel 2015). Il problema? Si tratta di stime. E spesso, come per il tempo, le previsioni si sbagliano.

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