Bonomi si sfila dalla zuffa di Bpm RIBALTONE Si aspetta il piano di Mincione, ma la base sta preparando l'alternativa

Bonomi si sfila dalla zuffa di Bpm RIBALTONE Si aspetta il piano  di Mincione, ma la base sta preparando l'alternativa

Piero Montani ha lasciato una Banca Popolare di Milano risanata (134,4 milioni l'utile dei primi nove mesi, oltre il consensus degli analisti) ma la battaglia tra il presidente uscente Andrea Bonomi e il finanziere Raffaele Mincione per il controllo dell'istituto rischia di evolvere in una zuffa. La base di Bpm è infatti al lavoro su un proprio candidato alla presidenza, da schierare laddove mancassero le garanzie sulla tutela dell'assetto cooperativo.
In altre parole Mincione per vincere dovrà usare la chiave che da sempre apre le porte di Piazza Meda e deporre l'idea della spa abbozzata dall'ex premier Lamberto Dini. In caso contrario è facile prevedere che l'uomo d'affari italo-britannico non otterrà il consenso del decisivo «partito» dei soci-pensionati. Questi stessi stanno peraltro organizzando le «primarie» per comporre una loro lista, sulla quale potrebbero convergere alcuni sindacati interni, mettendo così in minoranza gli ambienti della vecchia guardia che hanno finora tenuto le fila con Mincione. Bonomi, che aveva formulato il progetto di popolare bilanciata, si è intanto chiamato fuori dal groviglio, anticipando che nè lui nè il consiglio di gestione uscente presenteranno una squadra per il cds. Fatta l'eccezione di Investindustrial per i due posti riservati ai fondi.
«Ci affidiamo alle mani di chi ha i voti. Rimettiamo la responsabilità all'assemblea», ha detto Bonomi rimarcando come il cambiamento della governance sia «essenziale» e improcrastinabile», perché lo pretendono «le agenzie di rating e il mercato». Pertanto - ha proseguito - il consiglio di sorveglianza, espressione dei dipendenti soci, sia «chiaro» sull'assetto di governo.
La strategia del finanziere è lasciare la responsabilità nelle mani dei dipendenti-soci per rendere evidente a Bankitalia fino a che punto pesi ancora l'ancien regime che pervadeva l'istituto ai tempi della disciolta Associazione Amici. L'assise si terrà il 21 dicembre e avrà «il compito di fare chiarezza», ha aggiunto il capo di Investindustrial, attuale primo socio di Bpm con l'8% davanti allo stesso Mincione (7%) anche se le regole del voto capitario rendono sostanzialmente ininfluenti i puri pesi azionari.
Durante la conference call, Bonomi ha poi definito «importante» la perdita di Montani (inviato da Bankitalia a salvare Carige), che ha svolto «la gran parte» del lavoro di risanamento, ma Bpm deve « guardare al futuro». L'atteso aumento di capitale da 500 milioni scatterà, previo il necessario allungamento dei tempi, entro luglio e l'ad ad interim Davide Croff ha precisato che in quell'occasione dovrebbero essere rimosse anche le penalizzazioni al bilancio imposte da Bankitalia: la Vigilanza sta ora passando al setaccio la controllata Webank.


Sempre a settembre i ricavi sono saliti a 1,28 miliardi (+9,7%) e l'utile normalizzato del 34,8% a 138,8 milioni, ma la crisi ha fatto esplodere anche i crediti deteriorati: +18,7% a 4,99 miliardi, a fronte di un Core Tier One pari al 7,5 per cento.

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