Borsa ai massimi dal 2011 «Ma ora serve la ripresa»

Da qui a giugno Piazza Affari metterà a segno «un ulteriore, anche se modesto, rialzo». Dopo l'estate, quando la “droga“ degli aiuti versati da Federal Reserve e dalla Banca centrale europea avrà terminato il proprio effetto, la Borsa cambierà però rotta, se non ci sarà una solida ripresa economica, avverte il vice vicedirettore centrale di Banca Akros (gruppo Bipiemme) Gianluca Verzelli.
Cosa accadrebbe se l'attuale instabilità politica tracimasse in una crisi di governo?
«Da un eventuale ricorso alle urne potrebbe derivare un momentaneo aumento della volatilità. Il problema dirompente per l'Italia è però avere un governo debole come l'attuale, quando invece il Paese ha bisogno di riforme strutturali. Prima o poi i mercati ci presenteranno il conto, soprattutto se lo scenario diventasse più fosco».
Anche i prezzi di Borsa iniziano ad apparire generosi rispetto ai conti di molte società quotate...
«In generale le valutazioni si attestano intorno alla media storica, e quindi possono essere ancora attraenti. Se però il trend degli utili attesi non tornerà a salire rispetto al 2013, questi livelli diventeranno non più giustificabili».
Quindi per le Borse saranno mesi molto nervosi...
«Negli ultimi due anni Piazza Affari ha recuperato il 30% e gli Usa quasi il 40 per cento. Questi sono frangenti che vanno cavalcati, sapendo che ogni giorno aumenta la probabilità di una correzione dei mercati, che potrà essere fisiologica, conseguente allo scoppio di una bolla o ad altri elementi inattesi. Lo stesso rischio collegato ai debiti dei Paesi periferici è al momento superato, ma potrebbe ripresentarsi. Faccio poi notare che quando, come adesso, si registra un consenso molto ampio sulle strategie da seguire, di norma ci sono sorprese. Ad esempio a inizio 2013 tutti scommettevano sulla rimonta del dollaro, sull'oro e sulle commodities».
Cosa accadrà se l'Italia resterà in stagnazione?
«Un Paese che cresce poco diventa problematico sia per la sostenibilità del suo debito pubblico sia per le ripercussioni sul fronte dei finanziamenti».
Ma con l'euro a questi livelli è possibile una ripresa?
«Credo di sì, la solidità economica di uno Stato dipende dalle riforme e dalla sua capacità di attrarre capitali esteri. Sono nove mesi che attendiamo inutilmente dal governo e dal parlamento un rapido cambio di passo. In Italia ci sono molte aziende sane, che si sono ristrutturate, mentre il resto del Paese è in balia di conti pubblici peggiorati sia in termini di debito sia di rapporto deficit-pil».
La Bce come deve muovere per frenare il super-euro...
«Il problema mi sembrano piuttosto le basse quotazioni del dollaro. Mario Draghi il grosso l'ha fatto, il 2014 sarà un anno di consolidamento».
Eppure molti ritengono molto più efficace la Fed...
«I due atteggiamenti non possono essere confrontati: la Fed con Ben Bernanke ha agito sulla sola politica monetaria, Draghi ha scongiurato l'implosione dell'euro e governato la crisi della Grecia».
Quanto peserà il ritiro degli aiuti Usa con il «tapering»?
«I mercati sono consapevoli che lo stimolo monetario della Fed diminuirà, ma non ci sono le condizioni per pensare che la frenata sarà violenta».
Quale consiglio dà ai piccoli investitori?
«Guardare i numeri delle singole aziende, sapere che quando ci si avvicina alla Borsa c'è sempre da mettere in conto un do ut des e ricordarsi che, più prosegue la corsa dei listini, più poi sarà marcata la correzione. Piazza Affari diventa sempre più un listino da stop picking, dove è necessario scegliere le singole azioni su cui puntare».
Come comporrebbe un portafoglio equilibrato?
«Le due macro componenti sono Europa (30-35%, Italia compresa) e America (30% circa), quindi un 10-15% nei Paesi emergenti. Il resto è prudente mantenerlo liquido così da disporre di una riserva da investire nel corso del tempo per approfittare delle correzioni».

Ritorno al passato per Piazza Affari, che con il rialzo di ieri (+1,6%) ha proiettato l'indice Ftse-Mib oltre i 20mila punti, un livello che non raggiungeva dall'inizio del luglio 2011. Il lungo periodo della crisi del debito sovrano è stato drammatico per la Borsa italiana e per i titoli bancari in particolare, che hanno scontato l'esposizione verso i titoli di Stato italiani e l'esplosione dello spread.

Dopo il modesto rialzo nel 2012, i segnali di ripresa della Borsa si sono fatti più forti lo scorso anno (+16%) e continuano anche in questo inizio di 2014 in cui l'indice è già salito di quasi il 6%. Una corsa sulla cui sostenibilità si interrogano ora gli analisti, soprattutto alla luce della difficile uscita dell'Italia dalla crisi.

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