Settore immobiliare a tutto sprint in Piazza Affari sulle indiscrezioni di una possibile apertura dei Piani Individuali di Risparmio (i «Pir») alle società del mattone, finora escluse dalla normativa (legge 232/2016). Tale paletto era stato posto ricalcando la normativa francese, dove però l'immobiliare è florido ed efficiente.
La modifica alla normativa, stando alle indiscrezioni di stampa, sarebbe inclusa nella Finanziaria e potrebbe mettere le ali alle società coinvolte, come già avvenuto con le piccole e medie imprese che da inizio anno hanno corso un vero rally: l'Aim, il listino per le microimprese, è stato il maggiore beneficiario con un guadagno del 25% circa, il Ftse Italia Small Cap invece è salito del 16% circa. I «Pir» incoraggiano, infatti, l'investimento a medio-lungo termine sulle pmi e prevedono diverse agevolazioni fiscali, seppure sottoposte ad alcuni vincoli.
Ecco quindi che, in attesa della modifica legislativa, ieri in Borsa Beni Stabili ha guadagnato il 2,1% e ha chiuso la seduta a 0,731 euro, Coima Res a 8,48 euro (+2,1%), Igd a 0,935 euro (+1,6%) e Aedes a 0,399 euro (+4,6%). In controtendenza solo Nova Re, che ha terminato la seduta a 0,328 euro, in calo dell'1 per cento.
Per i broker si tratterebbe di un'ottima notizia per il comparto immobiliare che in Borsa ha sempre faticato: una controparte quotata efficiente potrebbe essere d'aiuto a che nella gestione dei crediti incagliati (npl) garantita da ipoteca. «Un cambiamento della normativa sarebbe sicuramente positivo e permetterebbe di attrarre nuovi investitori», sostiene Banca Akros che evidenzia il rendimento ancora interessante offerto da Beni Stabili e Igd, rispettivamente del 4,6% e 5,2%. Banca Imi conferma la raccomandazione di acquisto su Igd e Coima Res, società per cui - precisa il broker - un cambiamento della normativa sarebbe positivo, mentre per gli analisti di Mediobanca il focus è su Beni Stabili, Igd e Coima Res, che offrono ancora buone valutazioni e un rendimento attraente.
Il legislatore, per far confluire i risparmi delle famiglie italiane verso le pmi, motore dell'economia del nostro Paese, ha previsto tra l'altro la defiscalizzazione dei rendimenti e delle cedole per chi mantiene l'investimento nei Pir per cinque anni. Ma, per ottenere simili vantaggi, i Pir devono essere investiti per il 70% in strumenti finanziari (come azioni, obbligazioni, fondi ed etf) emessi da imprese residenti in Italia e per il 21% in titoli di società diverse da quelle quotate sul Ftse Mib e non possono essere concentrati per più del 10% su una singola controparte. Nonostante i diversi vincoli, l'introduzione dei Pir ha rappresentato per gli italiani un vero colpo di fulmine: nel primo semestre la raccolta si è attestata a 5,3 miliardi e, per fine anno il dato dovrebbe toccare i 10 miliardi, cinque volte di più rispetto alle previsioni iniziali. Anche gli operatori sono accorsi sul mercato, con oltre 24 società di gestione che hanno già emesso oltre 40 fondi «Pir compliant».
Il prossimo passo? In Parlamento si dibatte sul ritocco all'insù della soglia massima annuale di accesso ai Pir (da 30 a 100mila euro all'anno) per attrarre i grandi patrimoni e di raddoppiare la presa dei fondi pensione che, al momento, possono investire il 5% delle masse in prodotti «Pir compliant».
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