Il mercato sta con Mediaset. Il riassetto pensato per dare vita a un nuovo player europeo, unendo le attività in Italia e Spagna, con la contestuale nascita della holding Mfe (che ha sede legale in Olanda), è piaciuto. Quindi, nonostante l'opposizione di Vivendi, secondo azionista di Mediaset dietro a Fininvest, solo lo 0,04% del capitale del Biscione, per un controvalore di 1,3 milioni, ha esercitato il recesso. I dati definitivi saranno diffusi il 4 ottobre, mentre in Spagna il termine per chiedere il recesso è il 10 ottobre.
In ogni caso l'operazione Mfe non incontrerà ostacoli su questo piano, mentre sono iniziati i ricorsi legali di Vivendi in Spagna e in Olanda. I francesi hanno rinunciato quindi al recesso, che li avrebbe condotti fuori dall'azionariato di Mediaset.
In una nota il Biscione ha precisato che «sta completando l'abbinamento delle dichiarazioni di recesso ricevute dai propri azionisti con le relative comunicazioni fornite dagli intermediari». Il gruppo ha stanziato 180 milioni per coprire i costi del recesso ma ha anche stipulato un contratto con il fondo Peninsula se l'ammontare dovesse superare questo livello. «Siamo pienamente convinti» che il progetto per la nascita di MediaforEurope vada nella giusta direzione e sia la migliore opportunità di crescita per i nostri azionisti, sia italiani sia spagnoli», ha detto il direttore finanziario Marco Giordani. Ieri sono anche arrivati i conti semestrali della società guidata dall'ad Pier Silvio Berlusconi. L'utile netto del semestre è stato di 108,9 milioni, in crescita del 155% rispetto ai 42,8 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. La buona performance è anche dovuta all'uscita dal settore della tv a pagamento. Ricavi in discesa a 1,4 miliardi (nel primo semestre 2018 erano stati 1,8 miliardi). In Italia, il fatturato è stato di 1.002,2 milioni (1.297,2 milioni l'anno prima), anche per effetto dell'atteso decremento dei ricavi legati agli abbonamenti all'offerta Premium. Sui sei mesi i ricavi sono scesi anche in Spagna da 507 milioni a 482 milioni, per il l'assenza dei Mondiali di calcio che ha impattato pure l'Italia. In netto calo i costi operativi che si attestano a 1,2 miliardi rispetto ai 1,6 miliardi del primo semestre 2018 (-23%) e che sono destinati a migliorare ancora grazie alla fusione delle due società. In crescita il margine lordo a 191,6 milioni (+55%). Sale il debito. Al 30 giugno era pari a 1,194 miliardi di euro rispetto agli 877 milioni del 31 dicembre.
Sull'indebitamento ha inciso l'acquisto della partecipazione in ProSiebensat (349,1 milioni) oltre al piano di riacquisto di azioni proprie (94,6 milioni) e della distribuzione di dividendi (46,6 milioni). Quanto al futuro il dg di Publitalia, Matteo Cardani, che aveva già espresso soddisfazione per la raccolta in luglio ed agosto, ha sottolineato che in settembre la pubblicità è cresciuta del 2 per cento.
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