Bpm nel caos, si dimette il consiglio

Dopo sei ore il board di sorveglianza si aggiorna a oggi per aprire la crisi. La mossa del finanziere Mincione

Bpm nel caos, si dimette il consiglio

Raffaele Mincione sferra l'attacco che fa cadere l'intero vertice della Popolare di Milano: il finanziere, secondo socio dell'istituto con il 7%, si è schierato contro il progetto del presidente Andrea Bonomi di rinnovo anticipato del solo Cdg: «Un pericolosissimo precedente di mutamento delle regole del gioco in corso di partita», ha scritto Mincione in una lettera indirizzata al consiglio di sorveglianza, a Bankitalia e a Consob.
Questa mattina alle 10.30 il Cds tornerà quindi a riunirsi e sul tavolo sono attese le dimissioni di tutti (o quasi) i consiglieri. L'unico modo per uscire dallo stallo conseguente all'addio dell'ad Piero Montani sembra infatti ridare la parola ai soci: l'idea è stata avanzata in Cds dal suo presidente Giuseppe Coppini.
L'attuale convisione di intenti tra il multiforme organo di sorveglianza e il capo di Investindustrial nasconde però la grande guerra in corso per il controllo di Piazza Meda. Chi conosce la cooperativa è infatti convinto che a cercare una sponda su Mincione siano stati i consiglieri più vicini all'ex Associazione Amici. È l'organismo che ha svolto da stanza di compensazione tra la base e il cda della vecchia Bpm, fino a essere sciolto e sanzionato dalla Consob.
I dipendenti soci si stanno in sostanza ricompattando contro Bonomi e tramano per il defenestramento, magari proprio grazie a una possibile futura candidatura dell'uomo d'affari basato a Londra e assistito dallo studio Nctm. Non sembra, invece, avere molte chance il «piano c» dell'Associazione pensionati, che non avanzerebbe pretese sulle maggioranze ma vincolerebbe le operazioni straordinarie al voto favorevole dei rappresentanti interni.
L'arbitro della partita resta comunque Bankitalia, perché la governance sarà corretta solo in un secondo tempo, facendo di fatto slittare l'aumento di capitale da 500 milioni necessario per rispettare i paletti Eba. La Vigilanza ha appena avviato un'ispezione nella controllata online Webank, che molti leggono come un avvertimento.
Fin dalle prime indicrezioni appariva comunque chiaro che a poco era valso che Bonomi avesse ottenuto l'ok alla conferma del solo Cdg da tre studi legali (Portale, Montalenti e Marchetti) e che a simili conclusioni fosse giunto il consulente del Cds, Angelo Benessia: sul tavolo c'era anche la buonuscita da 2 milioni di Montani, che sarebbe pronto a rinunciarvi.
I veri alchimisti del consenso in Piazza Meda restano comunque Osvaldo Tettamanzi, per anni capo dell'ufficio soci di Bpm e figura di riferimento della Uilca, e Gianfranco Modica che, dopo una militanza sindacale trasversale, è ora nella Fiba. Entrambi sono stati pensionati nel piano di riassetto approntato da Montani ma l'uscita dall'istituto ha dato loro ancora più autonomia, al punto da sfuggire ai leader nazionali.


Per portare ordine nella vita della coop, il capo del personale Giovanni Rossi ha intanto rivoluzionato il circolo ricreativo aziendale (Ares), storico terreno di caccia dell'Ancien Regime, portandolo in capo alla banca; ridotto l'uso dei permessi e introdotto una bancheca elettronica, vietando le email.

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