L'aumento di capitale di Bipiemme è sempre più a rischio. Il crescente tasso di rissosità della vecchia guardia sindacale, che ha provocato le dimissioni dell'ad Piero Montani, sta infatti rendendo difficilissimo per il presidente Andrea Bonomi fare scattare il rafforzamento entro gennaio, come previsto dal calendario interno al gruppo.
Da un lato Bpm è ora guidata ad interim da Davide Croff. Ieri si è riunito d'urgenza il comitato nomine del Cds, dominato dai dipendenti soci, per analizzare lo stallo: il principale candidato alla successione Giuseppe Castagna, ex dg di Intesa Sanpaolo, avrebbe chiesto il rinnovo anticipato del Cdg ma i dipendenti soci hanno fatto muro. Dall'altro prima di domandare denaro al mercato, Bpm deve mettere mano alla governance, come preteso da Bankitalia e dalle banche del consorzio di garanzia. L'assise straordinaria deve però essere convocata con 30 giorni di anticipo e quindi, a meno di non cadere nelle festività natalizie o accettare una ricapitalizzazione senza rete, restano solo 2 o 3 settimane per ricomporre i cocci.
L'aumento era già slittato a settembre, dopo il fallimento del «progetto spa», ma entro aprile l'istituto dovrà avere i soldi in cassa. In mancanza di questa condizione, di una riforma della governance e di un piano industriale, salirebbe quindi il rischio che Bankitalia proceda con il commissario: la solidità patrimoniale di Bpm non soddisfa peraltro i nuovi minimi posti dall'Eba.
Ma c'è un'altra variabile che sta cambiando umori ed equilibri nella pancia della banca: l'Associazione pensionati di Elio Canovi ed Edoardo Dorenti starebbe studiando un «piano C» per la governance, da condividere con Bonomi. Il progetto sarebbe imperniato sulla difesa della cooperativa, ma senza l'aut aut sulle maggioranze in Cds, che avrebbe invece avanzato il fronte dei dipendenti-soci.
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