"Bravo Marchionne" Ma Fiat non vende

Elkann: "Sergio ha fatto meraviglie". Sul mercato europeo, però, Volkswagen vola e il Lingotto cala: servono nuovi modelli

"Bravo Marchionne" Ma Fiat non vende

John Elkann presenta agli azionisti, che il 29 maggio riunirà in assemblea per la prima volta nel «suo» Juventus Stadium, il nuovo corso di Exor. La holding aspira a diventare sempre più globale: i ricavi derivano per il 62% dagli investimenti realizzati fuori dall’Europa, con gli Usa, scrive Elkann nella lettera agli investitori, «che rappresentano il 27% del nostro fatturato» e che, quindi, «di gran lunga sono il principale mercato». L’America, dunque, appare sempre più centrale nel business di casa Agnelli, considerate anche le prospettive di sviluppo, Oltreoceano, dell’allenza Fiat-Chrysler.

I quattro maggiori investimenti di Exor (Fiat-Chrysler, Fiat Industrial, Sgs e C&W) pesano per l’83,5% rispetto al business complessivo. Tutti insieme, poi, i quattro asset hanno assicurato alla holding, nel 2011, un ebit di 4,8 miliardi (+215% sul 2009). Inutile dire che Fiat Spa gioca un ruolo fondamentale: Exor detiene il 30,47% del Lingotto che, a sua volta, rappresenta quasi il 19% del valore degli investimenti. «Siamo convinti - puntualizza Elkann - che il viaggio di Fiat-Chrysler sia appena cominciato: continueremo a raccogliere i frutti nei prossimi anni. Abbiamo la grande fortuna di avere Sergio Marchionne alla guida di Fiat-Chrysler. Insieme al Group executive council, i 22 principali manager della società, è riuscito a fare meraviglie». Il presidente di Exor si riferisce ai numeri (197mila addetti nel mondo e 4 milioni di veicoli venduti) e ai conti (ricavi balzati a 60 miliardi, trading profit di circa 2,4 miliardi, indebitamento netto industriale «in linea con le attese» intorno a 5,5 miliardi e una liquidità pari a 21 miliardi). «Il 2011 - aggiunge - ha cambiato per sempre la Fiat».

C’è un problema, però, che pensiamo debba essere approfondito. Restando sempre nel campo dei numeri, a penalizzare in questo momento il gruppo Fiat in Europa sono le vendite in caduta libera, complice la crisi economica ma anche la strategia adottata. Basta guardare i dati presentati da alcuni concorrenti: Volkswagen (64 miliardi di investimenti annunciati) segna un +10,5%, a livello mondiale, nel primo trimestre; a marzo, per la prima volta, è stato superato il mezzo milione di unità. E in Europa, dove quasi tutti soffrono, accusa un calo più contenuto rispetto a Fiat per la quale Ihs Global Insight prevede, in marzo, -27,8% di immatricolazioni a fronte di un mercato stimato negativo per il 6,9%. «L’effetto positivo legato alla nuova Panda (la compatta italiana si è comunque riaffacciata nella top ten dei modelli più richiesti) - commenta Pierluigi Bellini (Ihs) - riuscirà a compensare solo parzialmente la perdita di quota del Lingotto nel 2011». Anche Audi (+10,8%) e Bmw (+11,2%) espongono trimestri record, grazie soprattutto alla Cina, dove Torino si prepara solo ora a ripartire.

«Il gruppo Fiat, per le sue dimensioni - dice un osservatore - non può limitarsi a presentare una novità all’anno per l’Europa. E risulta dannoso prolungare la vita di modelli “core” come la Punto. Non bisogna dimenticare che il Lingotto ha sempre fatto i suoi bilanci proprio grazie al segmento della Punto. Bisogna chiedersi che cosa sarebbe ora la Fiat senza il traino della Chrysler e del mercato brasiliano. Le aziende automotive devono essere tenuta costantemente vive. A Torino c’è un piano prodotti sempre oggetto di variazioni. In questo modo è vero che si aiuta la cassa nel breve, ma è anche vero che nel medio si possono correre dei rischi». Insomma, a Marchionne si rimprovera ancora una volta di avere un occhio di riguardo, in fatto di novità, verso gli Usa, e meno rispetto all’Europa. «È vero il problema della sovraccapacità - continua l’osservatore - ma bisogna anche competere con nuovi modelli».

Ha ragione Elkann, tornando alla lettera, quando dice che «Marchionne è riuscito a fare meraviglie», ma la zona d’ombra che si è venuta a creare in Europa e in Italia (tra i Paesi produttori di auto siamo passati dal 9° al 20° posto), non è da prendere sotto gamba. Elkann spiega infine che l’esposizione azionaria di Exor «consiste in un portafoglio di alcune società a grande capitalizzazione, che abbiamo iniziato a costruire nel 2010.

La nostre più grande posizione, nonché quella coi ritorni più elevati, è stata Mastercard. Abbiamo anche preso una posizione in Microsoft, per i suoi notevoli vantaggi competitivi, la sua solidità e la capacità di generazione di cassa».

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