Il brindisi dei big del vino: ricavi +6,5%

Balza l'export (+7,7%) ma la Cina aumenta la produzione

Il brindisi dei big del vino: ricavi +6,5%

Dal 2015 l'Italia è tornata a essere il maggiore produttore mondiale di vino spodestando la Francia che l'aveva brevemente scavalcata e da allora la crescita del settore continua a ritmi convincenti. È quanto emerge dall'indagine sul settore vinicolo elaborata all'area studi di Mediobanca alla vigilia del Vinitaly.

L'anno scorso i ricavi delle 155 principali aziende (che coprono il 76% del fatturato del settore) sono cresciuti del 6,5%, con l'export aumentato del 7,7 per cento. Ma continua anche la ripresa del mercato interno, che prosegue dal 2014: nel 2017 i ricavi generati solo in Italia sono saliti del 5 per cento. C'è ottimismo anche per il 2018: il 93% delle società intervistate prevede di non subire un calo dei ricavi, solo il 7% teme una flessione. Confermata la classifica dei maggiori produttori: per fatturato nel 2017 vince il gruppo Cantine Riunite-Giv (594 milioni, +5,1% sul 2016), Caviro (315 milioni, +3,9%) e Antinori (221, +0,4%). Seguono Zonin, che ha realizzato una crescita del 4,2% portandosi a 201 milioni, e la Fratelli Martini a quota 194 milioni in forte crescita (+13,3%). Sono in tutto sette le società che hanno ottenuto nel 2017 (anno difficile per le rese che potrebbe pesare però sui conti dei prossimi bilanci) un aumento dei ricavi superiore al 10%: La Marca (+30%), Farnese (+28%), Ruffino (+15%), Enoitalia (+14%), Contri (+14%), Fratelli Martini appunto e Mezzacorona (+13%). In crescita del 26% gli investimenti materiali, con le cooperative che segnano un aumento del 41% e le società di capitali del 17%. Inoltre investire in Borsa nel vino resta un ottimo affare: tra marzo 2017 e marzo 2018 la capitalizzazione dei titoli che compongono l'indice di settore mondiale è aumentata del 12,2%, mentre dal gennaio 2001 l'indice «total return» (comprensivo dei dividendi) è cresciuto di ben il 719 per cento.

Dalla ricerca di Mediobanca emerge, infine, che l'import cinese di vino è salito dal 2012 del 75%, ma anche che negli ultimi vent'anni la quantità di vigneti impiantati nel Paese è cresciuta di oltre il 400 per cento.

I consumi in Cina sono in aumento, ma «solo» del 62% a 11,4 milioni di ettolitri, quindi a un tasso molto inferiore rispetto alla quantità di vigneti impiantati. Ciò significa che il Dragone ha una potenzialità produttiva inespressa ancora enorme.

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