Gli italiani possono stare tranquilli: il costo delle telefonate in Italia è inferiore alla media europea. Infatti, con 6,9 centesimi di euro di costo medio al minuto per le comunicazioni mobili, secondo una tabella Ue che cita i dati della Digital Agenda scoreboard, l'Italia segna un valore nettamente inferiore alla media europea, pari a 9,1 centesimi al minuto. Al di sotto, dunque, di Germania, Francia e Spagna. L'Italia si piazza decima tra i Paesi meno cari, telefonicamente parlando, nell'Unione europea a 27.
Ovviamente a puntare il dito sulle divergenze di prezzo delle chiamate è il commissario Ue Neelie Kroes, impegnata ormai da anni nella crociata per la riduzione del costo delle chiamate. Il vero problema riguarda il divario di prezzi che esiste tra il primo e meno caro della lista, la Lituania, e l'ultimo, il più caro, i Paesi Bassi, ossia il 774%. Per questo, con un comunicato, la Kroes ha già annunciato che a settembre presenterà un nuovo pacchetto legislativo per appianare le divergenze.
Nel quadro generale, comunque, il nostro Paese sembra ottenere un piazzamento rispettabile anche per le tariffe praticate dai maggiori operatori Ue sulle chiamate mobili internazionali. In questo segmento, Telecom segna il valore più basso, con 35 centesimi al minuto, a pari merito di Orange (Francia) e Telenor (Ungheria). In Germania, T-mobile offre il servizio a 48 centesimi, l'altro operatore, O2, a 75 cent. In Belgio, Belgacom chiede 97 centesimi al minuto e, sempre secondo i dati Ue, in Gran Bretagna, Vodafone 1,19 euro al minuto.
Insomma, per Telecom si tratta di un primato che fa il paio con quello fatto registrare per l'assistenza clienti su Facebook, dove Tim figura tra i primi 10 operatori al mondo a offrire questo tipo di servizio.
Certo i guai per l'ex-monopolista, alle prese con una continua contrazione dei ricavi domestici, non sono finiti. A metà settembre ci sarà un nuovo consiglio e lì il presidente Franco Bernabè potrebbe presentare nuovi possibili soci per il gruppo.
Non è detto, infatti, che la trattativa con i cinesi di Hutchison Whampoa, che possiedono «3 Italia», possa riaprirsi, mentre alla finestra ci sono altri player interessati, come ad esempio At&t. Inoltre, ieri, durante un'audizione alla Camera, il presidente di Asati, l'associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia, Franco Lombardi, ha lanciato l'idea di far entrare la Cassa depositi e prestiti direttamente in Telecom, rilevando, tutta o in parte, la quota di Telco, e non nella sola società della rete. «Telecom ha bisogno di immissione di nuove risorse finanziarie per migliorare l'assetto patrimoniale - ha detto Lombardi -. Chi dovrebbe immettere le risorse, sarebbe l'azionista di controllo, Telco. Ma i partner finanziari vogliono probabilmente uscire dal patto. Per questo, bisognerà trovare altre risorse, perché lo scorporo della rete non può essere sufficiente».
Per Lombardi ,poi, tali risorse dovrebbero essere trovate in Italia.
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