Economia

Cambia la mappa del potere: ecco tutti gli stipendi in ballo

In scadenza oltre 400 posti chiave. Il Tesoro pubblica tutti gli stipendi dei vertici. Stipendi che, però, dovranno essere rivisti in base alla norma che fissa il limite a 300mila euro annui

Cambia la mappa del potere: ecco tutti gli stipendi in ballo

La partita delle poltrone è al via. Una stagione ghiotta di nomine pubbliche rimette in gioco all'incirca 400 posti chiave dell'amministrazione pubblica. E, non appena il Tesoro ha pubblicato sul proprio sito la lista dei cda e dei collegi sindacali in scadenza nel 2014, ecco la politica scattare sull'attenti per trovare la persona giusta da piazzare. In ballo ci sono, tra gli altri, anche gli scranni delle big Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Terna. Un valzer che smuove stipendi da parecchi zeri.

Basta dare un'occhiata al documento pubblicato dal dicastero di via XX Settembre per capire che la partita è davvero ghiotta. Per due motivi: in primis perché si tratta di posizioni strategiche politicamente, in secondo luogo perché sono lautamente remunerate. Nel documento "Società controllate dal ministero dell'Economia e delle Finanze - organidi amministrazione e compensi erogati", il Tesoro ha messo nero su bianco le griglie degli "emolumenti complessivi a qualsiasi titolo percepiti" dagli amministratori le cui cariche sono in scadenza nel 2014. Le cifre sono state (quasi tutte) pattuite prima del 12 agosto 2012, quando è stato fissato il tetto ai compensi dei manager che dirigono società non emittenti strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati, direttamente o indirettamente controllate da pubbliche amministrazioni. Tetto che è stato quantificato intorno ai 300mila euro annui, pari al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione. Dal momento che la norma non può essere in alcun modo retroattiva, dal documento del Tesoro balza subito all'occhio come i manager nominati prima del 12 agosto 2012 siano retribuiti con buste paga stellari. Vero e proprio "Paperone" di Stato è il numero uno delle Poste, Massimo Sarmi, che si porta a casa 2 milioni e 202mila. Seguono Maurizio Prato dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato con 601.370 euro e l'amministratore unico dell'Enav Massimo Garbini con 502.820 euro. E ancora: Vincenzo Assenza di Sogesid (326mila euro), Paolo Reobani di Italia Lavoro (241mila), Andrea Monorchio di Consap (225.860 euro) e Rodrigo Cipriani Foresi dell'Istituto Luce (158.458 euro). E così via. La lista è lunga, lunghissima. Lo spartiacque è proprio la norma sui tetti dei manager. Tant'è che nel 2012 l’amministratore unico dell’Anas, Pietro Ciucci, ha percepito 750mila euro, mentre l’amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini, ha portato a casa un milione e 35mila euro. Anche il presidente di Rai, Anna Maria Tarantola, la cui carica è scatatta a luglio del 2012, ha percepito 140mila euro, per soli sei mesi.

A breve tutta la mappa del potere è destinata a cambiare. La lista diffusa dal Tesoro è divisa in due parti: quella relativa alle società direttamente partecipate e quella con le società indirettamente partecipate attraverso gruppi il cui management (come per Cassa depositi e prestiti, Rai o Ferrovie) rimane in molti casi invariato. Della prima lista fanno parte Arcus, la società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, la Consap, l’Enav, l’Enel, l’Eni, Finmeccanica, l’Istituto Luce, l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Italia Lavoro, Poste Italiane, Rete Autostrade Mediterranee, la società attiva nella tutela del territorio Sogesid, StMicroelectronics e Studiare Sviluppo, di cui vanno rinnovati tutti i cda, per un totale di circa 60 persone scelte dal Tesoro. Di alcune di queste e di altre (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, Arcus, Coni Servizi, Consap, Eni, Gse, Istituto Luce, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Sogin e Sose) va anche rinnovato il collegio sindacale. La seconda lista è quella più corposa, ma in un certo senso di minor peso, dal momento che vi figurano decine di piccole controllate e partecipate di Invitalia, Anas, Cdp, società controllante Enav, Fs, Gse, Ipzs, Poste, Rai e Sogin. Qui le poltrone che si liberano, ma molte di esse sono occupate da dirigenti delle controllanti di nomina per così dire "interna", sono circa trecento, tra consigli di amministrazione e collegi sindacali.

Tre le partite più importanti ci sono Terna, Fintecna e Fondo Strategico per Cassa depositi e prestiti, Trenitalia e Rfi per Ferrovie, Acquirente Unico per il Gse, Rai World per la Rai. Inutile nascondere che le poltrone più ambite sono quelle di presidente e ad delle grandi quotate e infatti è su queste che è partito il totonomine, che deve però evidentemente tener conto delle variabili politiche e dell’avvento di Matteo Renzi alla guida del Pd. Per l’Eni, per esempio, è circolata la voce di una conferma di Paolo Scaroni alla presidenza, mentre per il ruolo di ad potrebbero essere presi in considerazione l’attuale numero uno di Vodafone Vittorio Colao o il manager interno Claudio De Scalzi. Per l’Enel c’è chi prevede un nuovo mandato per la coppia Colombo-Conti e chi ipotizza una promozione per l’ad di Enel Green Power Francesco Starace. Per Finmeccanica torna spesso in circolazione il nome di Franco Bernabè, che dopo Telecom è attualmente in panchina. In questo risiko complicatissimo rietreranno, per la prima volta, le nuove regole che fissano precisi paletti su condanne, patteggiamenti e rinvii a giudizio.

A vigilare su tutto sarà infatti il comitato nomine messo in piedi a via XX Settembre, che dovrà controllare i requisiti di ogni singola candidatura.

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