L'Italia va forte nello sviluppo della tecnologia e delle reti mobili 5G, ma la domanda di abbonamenti alla rete in fibra per la casa è ancora bassa. Lo ha detti ieri il presidente (uscente) di Agcom, Angelo Cardani, in una audizione alla commissione Trasporti della Camera. Cardani ha spiegato il motivo della bassa richiesta. «Il consumatore compra - ha detto - quando ci sono vantaggi. Al momento scaricare un film in tre invece che in quattro minuti e mezzo è un bonus inesistente». E sullo scorporo della rete il numero uno di Agcom non ha dubbi: «Sta al governo e al parlamento decidere cosa fare. Il senso della storia dovrebbe dirci che bisogna andare avanti altrimenti si rischia di fare un salto indietro agli anni '80». Secondo Cardani in Italia ci sono porzioni di rete in fibra appartenenti a varie società e istituzioni.
«Al momento - ha aggiunto il presidente dell'Authority- la rete più sviluppata è quella di Tim che strepita dicendo che non cederà mai la sua rete. Fa bene perché se togliamo dal suo bilancio il valore dell'infrastruttura rimane poco. Se, però non lo facciamo l'operazione che si sente ventilare, di unificazione in una sola infrastruttura (unendo alla rete di Telecom quella di Open Fiber ndr), non può essere compiuta».
Per Cardani lasciare la rete in mano a Telecom, ossia se l'operazione di fusione con Open Fiber lasciasse l'ex monopolista con la quota di maggior peso, non andrebbe bene. «Lasciando il monopolio a Telecom - ha spiegato - facciamo un salto agli anni '80 e ci ritroviamo a quando c'era una unica rete in rame (Telecom) e fu istituita l'Agcom appunto per regolare il monopolista».
Cardani non si è sbilanciato sulla possibilità di assegnare all'Autorità anche la regolamentazione della fibra. Una cautela necessaria perché è all'Agcom in prorogatio, quindi solo per gli affari ordinari, in attesa di un successore.
Quanto al 5G, Cardani ha difeso il suo operato, ricordando che gli operatori (italiani) godono di un quadro certo relativo alla disponibilità delle bande di frequenza.
«Questo - ha sottolineato - non è di poco conto, specialmente nell'ottica dello sviluppo delle reti 5G tramite l'impiego delle precedenti tecnologie radiomobili (4G e Lte) e delle relative bande di frequenza per l'offerta di servizi a banda larga e ultra-larga».
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