Carige ha firmato l'accordo per la cessione della sede milanese di Corso Vittorio Emanuele a un fondo comune di investimento gestito da Antirion per 107,5 milioni. Si tratta del primo passo nel processo di dismissione di asset immobiliari che si inquadra nel piano di rafforzamento patrimoniale da un miliardo messo in cantiere dall'ad Paolo Fiorentino.
Dopo il successo dell'offerta di conversione di 510 milioni di obbligazioni subordinate, la banca ligure deve ora portare a casa il punto più importante: l'aumento di capitale da 560 milioni - il terzo in quattro anni - che arriverà ai nastri di partenza nella seconda metà di novembre (probabilmente il 20).
Ieri si è riunito il cda per approvare i conti dei 9 mesi del 2017 archiviati con una perdita di 210,4 milioni dai 223 dell'anno scorso. Pesano 47 milioni di oneri di sistema e imposte differite oltre a quasi 23 milioni di accantonamenti per rischi e oneri. Ma soprattutto le svalutazioni, per 84 milioni, della prima tranche di crediti in sofferenza. Lo smaltimento di crediti deteriorati procede a passo spedito: il portafoglio dei crediti problematici è sceso di circa un miliardo (grazie alla cartolarizzazione su 938 milioni di sofferenze avvenuta in estate) e si attesta a 6,3 miliardi con un livello di copertura medio pari al 47 per cento. Le sofferenze, sempre al netto delle cessioni, ora sono al di sotto dei 3 miliardi lordi (un miliardo netto) con una copertura che sale al 67,5%.
L'obiettivo è liberarsi completamente dalla zavorra lasciata in eredità dalla gestione di Giovanni Berneschi. Su cui «serve un' indagine seria perchè c'è un disperato bisogno di accertare in maniera pacata le responsabilità e gli errori fatti», ha commentato ieri Luigi Zingales, professore di Finanza alla University of Chicago Booth School of Business, intervenuto alla presentazione milanese del libro «Banche in sofferenza, la vera storia della Carige di Genova» scritto da Carlotta Scozzari. Zingales, tra l'altro, ha paragonato la ricerca delle reali responsabilità sui dissesti bancari di questi anni a quella, faticosa, del disastro del Vajont del 1963.
Si sono invece riprese le azioni del Monte dei Paschi dopo il varo del decreto grazie al quale il Tesoro rimborserà i piccoli risparmiatori coinvolti nel salvataggio della banca senese. Ieri mattina è partita l'offerta di riacquisto di titoli del Monte da parte del Ministero dell'Economia dagli ex obbligazionisti del bond subordinato da 2,16 miliardi Tier II con scadenza 2018. L'operazione terminerà il 20 novembre e interessa 237,69 milioni di azioni Mps, pari al 20,8% del capitale.
Nel primo giorno le adesioni sono ammontate all'1,81% del totale dei titoli coinvolti. Le azioni del Monte ieri hanno guadagnato l'1,03% a 4,72 euro risalendo dai minimi toccati nel corso della seduta quando era arrivato a perdere il 2% a 4,55 euro.
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