L'aumento di capitale di Carige assomiglia a un romanzo giallo. A 12 ore dal cda che ha deciso di sacrificare le controllate Carige Assicurazioni e Carige Vita per ridurre l'impegno della Fondazione, il presidente Giovanni Berneschi ha vaticinato che la ricapitalizzazione sarà di 400 milioni, la metà di quanto necessario per raddrizzare l'istituto dopo la pulizia di bilancio imposta da Bankitalia: gli uomini di Ignazio Visco continuano peraltro a passare al setaccio la banca.
Le parole di Berneschi, dominus indiscusso dell'istituto, sono cadute sulla testa del direttore generale Ennio La Monica mentre illustrava agli analisti la linea votata all'«unanimità» dal cda su spinta della Fondazione, primo azionista con il 47%, e delle Bcc francesi (10%).
Dopo un giro di telefonate, Berneschi si è riallineato: «Confido che l'aumento sia il più possibile contenuto grazie alla dismissione di alcuni asset». L'apparenza è salva, ma per capire quale sia lo scontro sotterraneo in atto bisogna considerare che la Fondazione è da tempo a corto di liquidità ma non sembra avere alcuna voglio di diluirsi.
Genova è infatti una città che vive intorno alla «sua» banca, come accade a Siena con il Monte Paschi. Simile anche l'incombenza della Fondazione nel libro soci. Solo che in Liguria - dicono i bene informati - l'«uomo forte» è da sempre Berneschi. Un banchiere di territorio capace di relazioni bipartisan: da 12 anni il vicepresidente del gruppo è Alessandro Scajola (fratello dell'ex ministro) ma nel capitale non manca il chip sia della famiglie Gavio, Bonsignore, sia delle Coop, stretti in un «minipatto». Senza contare che Berneschi con la «sua» Carige, oltre a essere il motore economico della Lanterna è anche il principale «datore» di lavoro dell'intera regione. Una forza notevole, di cui la politica genovese e imperiese non può che tenere conto al momento di scegliere i vertici della Fondazione ora affidata a Flavio Repetto.
Ora però che qualcosa nel «sistema Genova» si è inceppato, ci si chiede se all'assemblea vincerà la linea di Berneschi o quella di Repetto, e quale sarà la posizione del suo vice Pierluigi Vinai. Nel frattempo, la banca prosegue sulle cessioni. Carige spera di ricavare 400-600 milioni dalla vendita delle due controllate assicurative, e mette sul piatto dell'acquirente un accordo di bancassurance.
L'invito è rivolto ai big esteri che resteranno a bocca asciutta nel processo di dismissioni di Unipol o realtà italiane come Cattolica. Certo il momento non è dei migliori, ma La Monica è parso confidente visto lo sforzo fatto da Carige per ripulire e ricapitalizzare Carige Assicurazioni con 216 milioni. Quanto all'aumento, la Fondazione «ci ha sempre sostenuto anche nei momenti difficili, credo che lo farà anche adesso: non vedo perché debba volere il male della banca», ha proseguito La Monica che per fare cassa ha venduto anche il pacchetto Generali (0,6%).
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