Caso Telecom, Tronchetti esce pulito

Marco Tronchetti Provera
Marco Tronchetti Provera

Ieri si è scoperto che un capitolo della sporca guerra per il controllo della telefonia in Brasile si è concluso con una assoluzione piena per Marco Tronchetti Provera, il numero uno di Pirelli per lunghi anni al vertice di Telecom: l'accusa di avere foraggiato la politica brasiliana perché gli spianasse la strada verso il controllo della Tim locale è stata archiviata dal tribunale milanese su richiesta della Procura della Repubblica. Al punto che c'è ora da chiedersi cosa accadrà nel processo d'appello a Tronchetti, già condannato in primo grado a un anno e otto mesi di carcere per ricettazione, per avere beneficiato del «gioco sporco» dei suoi uomini nella guerra per il controllo della telefonia in Brasile.
Ieri si è dunque saputo che le accuse di corruzione internazionale e associazione a delinquere, ultima costola del gigantesco pastiche giudiziario nato dallo scandalo dei dossier illegali, cadono entrambe. Per il manager è un sospiro di sollievo perché si trattava di reati gravi. Invece ora il giudice preliminare Giuseppe Gennari stabilisce che non c'è prova che Tronchetti abbia condotto la battaglia brasiliana violando le regole. E non si può escludere che questo riconoscimento pesi anche nel processo d'appello per la storia del dvd pieno di dati illegalmente acquisiti dagli hacker di Giuliano Tavaroli, all'epoca capo della security di Telecom Italia e di Pirelli, che Tronchetti secondo l'accusa si fece recapitare nascondendone con un trucco la provenienza. In attesa del processo d'appello, che non dovrebbe essere lontano visto che la sentenza di primo grado è del luglio 2013, Tronchetti incassa l'archiviazione dalle accuse di associazione a delinquere e corruzione.
Per il giudice, non c'è prova che i soldi versati al finanziere Naji Nahas avessero come scopo la distribuzione di mazzette al governo brasiliano, anche perché - come la stessa Guardia di finanza ha riconosciuto - i tempi non collimano, il passaggio dei soldi e i provvedimenti delle autorità di Brasilia avvengono in fasi diverse, e stabilire un rapporto di causa ed effetto sarebbe impervio anche se si andasse avanti ad indagare all'infinito. Che la battaglia tra Telecom e i suoi rivali brasiliani, il fondo Opportunity di Carla Cico e Daniel Dantas, sia stata combattuta con notevole asprezza è un dato di fatto, ma questo accadde da una parte e dall'altra: se Telecom faceva lavorare Tavaroli e i suoi boys, Cico e Dantas avevano sguinzagliato la più potente agenzia investigativa del mondo, la Kroll: che si fece prendere un po' la mano, e di passo in passo arrivò a spiare Luiz Guschiken, ministro del governo Lula, e il presidente del Banco do Brasil, Cassio Casseb.

Andò a finire che alcuni agenti della Kroll vennero arrestati su ordine della polizia brasiliana, che perquisì anche la casa della Cico. Poi l'inchiesta finì in nulla. Scontro violento, ma nelle regole, per i giudici brasiliani. E ora quelli italiani raggiungono la stessa conclusione.

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