I disastri naturali, è proprio il caso di dire citando Gordon Gekko, non dormono mai. Mentre l'Europa si sta ancora leccando le ferite dopo le recenti alluvioni (Generali calcola un impatto netto di 100 milioni, Allianz di 350), gli Usa iniziano in questi giorni a fare i conti con la stagione degli uragani (l'agenzia Noaa prevede entro novembre da 13 a 20 tempeste tropicali). Eppure sulle catastrofi si può speculare, il mercato d'altro canto è enorme.
Esistono obbligazioni (catastrophe bond, meglio noti con il più accattivante cat bond) o derivati (cat swap) su tutti i flagelli immaginabili emessi da assicuratori, riassicuratori o enti pubblici per finanziare il risarcimento dei danni in caso di calamità. I cat bond sono di fatto delle scommesse sulla possibilità che si verifichi uno specifico evento e con un determinato livello di danni. L'emissione trasferisce quindi il rischio dall'assicuratore agli investitori (per lo più istituzionali ma non solo), in cambio di uno strumento svincolato dagli umori di Borsa e con un rendimento particolarmente attraente (fino al 17%). «Il bond è emesso tramite una società specifica e la raccolta viene detenuta in un fondo fiduciario collaterale, il cui valore è garantito da una terza parte. Se si verifica la catastrofe con i parametri previsti, il capitale raccolto viene in tutto o in parte utilizzato per i risarcimenti» spiega Corrado Caironi, Investments Strategist di R&CA, Research and Capital Allocation, che poi aggiunge: «I fondi specializzati diversificano a livello geografico e nell'ambito delle calamità, per abbassare i livelli di rischio».
«Quello dei cat bond è un mercato da 16 miliardi di dollari per 130 emissioni circa, concentrato negli Usa (terremoto e tornado), Europa (tempeste invernali) e Giappone (terremoti e tifoni). Anche se qualcosa si sta muovendo in altri Paesi», spiega Linda Tso, di Katarsis Capital (Azimut) che svolge il ruolo di advisor. Più ampio (fino a 320 miliardi) è il mercato degli cat swap e di altri contratti ad hoc. «È un settore in crescita, iniziano a proporre emissioni anche altri Paesi rispetto a quelli storici. L'Italia non è per ora tra questi, anche se quella dei cat bond sarebbe una strada da seguire vista l'esposizione del Paese a diversi rischi catastrofali» sostiene Riccardo Milan, responsabile per l'Italia di Capital Strategies Partners.
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