I primi tre passi della Telecom Italia di Vincent Bolloré, divenuto tramite Vivendi il socio di riferimento con il 14,9% del capitale, saranno verso la governance e la rete. Mentre in ultimo, all'orizzonte, si staglia il nodo della possibile cessione di Tim Brasil su cui si sono accesi i riflettori di molti broker posto che la holding francese, un anno fa, ha deciso di uscire dalla propria partecipazione in Brasile proprio per investire in Italia. Il nuovo scenario sarà esaminato dal cda di Telecom Italia in agenda già oggi a Torino e a cui Vivendi non prenderà parte però parte, non essendo ancora presente in consiglio. Piazza Affari per ora sta alla finestra: Telecom ha chiuso la seduta invariata a 1,18 euro.
Fonti vicine a Vivendi sottolineano come la holding voglia entrare «in punta di piedi» nel gruppo tlc italiano di cui la società d'Oltralpe è divenuta primo azionista. Si tratta peraltro, di una partecipazione strategica e di lungo periodo, come rimarcato dal presidente Arnaud de Puyfontaine e ieri anche da Tarak Ben Ammar, membro del cda di Telecom Italia e del consiglio di sorveglianza di Vivendi. È evidente quindi che i francesi si attendano un invito partecipare nella gestione societaria. A rappresentare Vivendi dovrebbero essere Arnaud de Puyfontaine, presidente di Vivendi, e Dominique Delport, nel supervisory board Vivendi e direttore generale di Havas Media Group. L'ipotesi più veloce sarebbe quella di una cooptazione dei rappresentati della società d'Oltralpe nel cda di Telecom in seguito delle dimissioni di un eguale numero di consiglieri. Nell'attuale cda, oltre all'amministratore delegato Marco Patuano e al presidente Giuseppe Recchi, sono solo due i consiglieri eletti nella lista di Telco (veicolo a cui faceva parte il 22,3% del capitale del gruppo tlc e che radunava Telefonica, Intesa Sanpaolo, Generali e Mediobanca) privi del distintivo dell'indipendenza: Jean Paul Fitoussi e Ben Ammar. Con la prossima uscita da Telecom Italia degli ex soci di Telco, i consiglieri non indipendenti (e quindi rappresentanti di ex azionisti), potrebbero in teoria rendersi disponibili a fare un passo indietro e rimettere il mandato, liberando posti nel cda per i rappresentati del nuovo socio di riferimento del gruppo tlc, il cui ingresso sarebbe successivamente ratificato in sede assembleare. Ogni altra alternativa passa necessariamente prima dall'assemblea. Insomma il tema è di stretta attualità, ma i tempi potrebbero non essere così stringenti.
Comunque vada, il primo banco di prova su cui Vivendi sarà chiamata quanto prima a misurarsi nella gestione del gruppo sarà un fascicolo bollente, quello legato alla rete su cui, negli ultimi mesi si sono scontrati da un lato il palazzi romani e, dall'altro, l'esecutivo di Telecom. La holding francese finora ha usato toni concilianti e ha rimarcato l'interesse allo sviluppo della banda ultralarga. Si attende la risposta di Roma dove il prossimo cambio al vertice della Cassa Depositi e Prestiti (per cui è stata fissata l'assemblea il 10 e il 14 luglio rispettivamente in prima e seconda convocazione), potrebbe portare a una svolta.
Sul mercato si ipotizza infatti l'ingresso nel capitale di Telecom della stessa Cdp. Un passo che, secondo Websim «potrebbe segnalare qualche preoccupazione da parte politica» mentre secondo Icbpi «allenterebbe i timori legati alla contrapposizione sulla banda larga tra l'ex monopolista e Metroweb».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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