La Cdp renziana chiude tra luci e ombre

Utili ok grazie ai regali del Mef. Ora tocca al nuovo governo

La Cdp renziana chiude tra luci e ombre

Domani pomeriggio, nella nuova sede milanese di via della Moscova, i vertici di Cassa Depositi e Prestiti presenteranno i risultati finanziari 2017 e l'andamento del piano industriale. Una sorta di congedo per il presidente, Claudio Costamagna, e per l'ad, Fabio Gallia: l'assemblea che dovrà approvare il bilancio e nominare il nuovo assetto di comando è al momento fissata per fine giugno - quando forse si sarà trovata la quadra sul nuovo governo - ed è difficile che il tandem Costamagna-Gallia, ingaggiato da Matteo Renzi, venga confermato. Di certo, si tratta del primo round di poltrone di Stato - e per giunta in un «panzer» strategico - per il nuovo assetto di maggioranza che oggi ruota attorno a Lega e 5 Stelle.

Quale eredità verrà lasciata agli eventuali successori al timone della Cassa, controllata con l'83% dal Tesoro e partecipata al 16% dalle Fondazioni? Per avere un'istantanea del triennio, in attesa che domani venga tolto il velo ai conti 2017, ci si può far aiutare dalla relazione della Corte dei Conti condotta sulla gestione 2016. Sotto il profilo della redditività della spa, ha registrato un forte recupero degli utili, da 893 milioni a 1,66 miliardi. Utile è stata la spinta ricevuta dall'azionista pubblico, ovvero il Mef, di aumentare da 36 a 83 punti base la remunerazione del risparmio postale. A fronte di un interesse che negli ultimi anni si è andato sempre più assottigliando, e dopo ad aver duramente negoziato con il tesoro le nuove condizioni, Cdp che può contare su una raccolta postale di oltre 160 miliardi ha visto così migliorare il margine di interesse: a fine 2015 era di 905 milioni, nel 2016 era quasi triplicato a 2,36 miliardi e nei primi sei mesi del 2017 aveva già superato quota 1,5 miliardi quindi a fine anno verosimilmente non sarà inferiore ai tre. Le nuove condizioni sui tassi negoziate con il Tesoro e la decisione amministrativa del Mef hanno dunque consentito di remunerare con un paio di miliardi in più la liquidità della Cassa. Cui il Tesoro ha conferito anche il 30% delle Poste per un controvalore di circa 3 miliardi. Senza guadagno per i forzieri pubblici e senza riduzione del debito pubblico. Nel frattempo, a fine 2016 tutti i principali settori di impiego di Cdp - ovvero enti locali, infrastrutture, imprese, immobili e partecipazioni - avevano registrato flessioni tra il 20 e il 70 per cento. Anche se la situazione migliorerà nel bilancio 2017 sarà difficile tornare ai livelli del 2014 e del 2015. Il gruppo presieduto da Costamagna e guidato da Gallia, ha comunque mobilitato quasi 5 miliardi di risorse (il 96,6% del totale dei fondi destinati all'«internazionalizzazione delle imprese») per la cantieristica navale. Settore in cui opera Fincantieri controllata al 71,6% da Cdp, attraverso la controllata Fintecna.

Sul fronte della gestione delle partecipazioni, la cosiddetta parte equity, pesano l'«obolo» versato nel fondo Atlante (750 milioni), il 12,5% di Saipem (in Borsa viaggia sopra i 3 euro, lontano dagli 8,3 pagati da Cdp) e Trevi che oggi capitalizza solo 69 milioni rispetto ai 100 milioni pagati da Cassa per il 16,8% della società.

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