Troppo entusiasmo, di sindacati e loro sostenitori, per la presenza nel Cda del nuovo gruppo Fca/Psa di due esponenti dei lavoratori, uno per gli italoamericani Fca e uno per i franco-tedeschi Psa. Il massimo organo di governo del quarto gruppo automobilistico mondiale che opera in cinque continenti, affronta scelte difficili, in conflitto con la natura del sindacato.
L'evoluzione dell'industria comporta ogni tanto delle ristrutturazioni di organico, frutto di congiunture negative, di scelte sbagliate (perché gli uomini sbagliano), di nuove tecnologie o di modi diversi di fare le cose, ad esempio ricorrendo all'outsourcing, che sposta posti di lavoro. Di fronte a ognuna di queste, il Cda sceglierà sempre la sopravvivenza, che in soldoni significa sacrificare qualcuno per salvare tutti gli altri. In tali circostanze, l'obiettivo dovrebbe essere quello di tutelare non il posto di lavoro ma il lavoratore, riqualificandolo e aiutandolo a rientrare nel sistema produttivo da un'altra parte. Insomma, l'esatto opposto di quanto il sindacato sta facendo da anni con Alitalia. Con la piccola differenza che Alitalia non muore perché la sostengono i contribuenti. Quei due in Cda potrebbero sentire a quel punto un retrogusto amarognolo, coma da polpetta avvelenata. L'altro lato ruvido è quello internazionale. Prima o poi quel Cda troverà sul tavolo una decisione difficile, che metterà in contrasto i lavoratori di un impianto italiano con quelli di uno francese, tedesco o americano, con buona pace per quelli serbi, turchi o messicani. In quel caso lo spirito fraterno che porta i lavoratori di tutto il mondo a unirsi quando le battaglie sono rigorosamente locali si troverà ad applicare la famosa internazionale socialista.
Poi Re David della Cgil auspica che «siano le lavoratrici e i lavoratori ad eleggere i propri rappresentanti» e che ci sia «un rafforzamento e un rinnovamento delle relazioni sindacali e dei diritti dei lavoratori nel contrattare la propria condizione». Si riferisce ai suoi iscritti che a Pomigliano votarono per la chiusura dello stabilimento anziché accettare pause più brevi. Infine, Bentivogli della Cisl, uno dei più aperti e intelligenti sindacalisti in circolazione, che non resiste alla sirena Greta e parla della «possibilità concreta di investire sulla nuova mobilità elettrica e a idrogeno e verso la guida autonoma».
Si tratta di quegli investimenti guidati dalla piazza, a sua volta guidata da qualcuno, che hanno già prodotto in Germania decine di migliaia di esuberi. Allora uno capisce che tra un'ideologia e i lavoratori un sindacalista sceglie sempre e comunque l'idea. Poi non gli va bene che i lavoratori scelgano qualcun altro.
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