ChiantiBanca, Guelfi e Ghibellini al duello finale del credito coop

Soci divisi tra l'adesione alla Ccb del Nord o al gruppo Iccrea

ChiantiBanca, Guelfi e Ghibellini al duello finale del credito coop

Si profila un'assemblea infuocata domani per ChiantiBanca, la maggiore banca di credito cooperativo della Toscana, chiamata a pronunciarsi sull'adesione a un gruppo bancario cooperativo imposta dalla riforma del settore. Il nuovo cda della banca, dopo il ribaltone della primavera scorsa che portò all'uscita del presidente, l'ex banchiere centrale Lorenzo Bini Smaghi, propone il matrimonio con Iccrea. Ma la scelta non è scontata.

Domani, tra gli oltre 26mila soci di ChiantiBanca si confronteranno, al Forum Mandela di Firenze, una fazione guelfa, favorevole alla soluzione romana, ed una ghibellina, che guarda al Nord Est e alla trentina Cassa Centrale Banca (Ccb). Le due compagini sociali stanno affilando le armi: ognuna mette in evidenza le opportunità della propria scelta e i rischi del campo avversario. Il presidente in carica Cristiano Iacopozzi, ad esempio, sventola, nella lettera ai soci, i 40 milioni promessi da Iccrea, come prestiti subordinati, in caso di voto favorevole alla soluzione romana. L'atteso clima infuocato si può dedurre dalle affermazioni dell'associazione «Per una banca in terra toscana», costituita da un gruppo di soci, che definisce come «falsità» le informazioni nella lettera inviata dal cda.

In una precedente assemblea, un anno fa, si era votato a favore di Ccb. I guelfi contestano che quella delibera fosse vincolante; i ghibellini affermano invece che «la delibera di adesione al gruppo Ccb non può essere revocata» anche perchè non fu impugnata nei termini di legge. A giudizio dell'associazione pro Ccb c'è poi da considerare che con quella delibera «si è formato un vincolo valido ed efficace nei confronti di Ccb, che, ove disatteso, comporterebbe l'obbligo di risarcire il danno».

ChiantiBanca l'anno scorso ha aumentato la sua taglia con l'incorporazione di Banca Pistoia Bcc e Banca area pratese e oggi può contare su un patrimonio netto di oltre 200

milioni. Nel bilancio 2016, sotto la guida di Bini Smaghi, ha fatto con una drastica svalutazione da 128 milioni dei crediti deteriorati, oltre 100 in più rispetto al 2015, pulizia che ha prodotto una perdita di 90 milioni.

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