Club Med, muro di Parigi: no all'offerta di Bonomi

Club Med, muro di Parigi: no all'offerta di Bonomi

Si va delineando quello che Andrea Bonomi, nel lanciare l'Opa sul Club Mediterranée, aveva forse sottovalutato. La sfida per il controllo del gruppo di villaggi turistici rischia di diventare un duello finanziario tra Italia e Francia, come altre volte è accaduto sempre a danno degli italiani. Nell'annunciare il suo impegno di 233 milioni superiore a quello degli avversari, l'imprenditore italiano aveva liquidato questa eventualità con una certa leggerezza: «E quando i francesi ci comprano Gucci o Loro Piana cosa facciamo? Scateniamo la Garibaldi?», aveva detto (quasi) scherzando.
L'attacco da Parigi è partito ieri con un'intervista a Le Figaro rilasciata dal presidente e direttore generake del Club, Henri Giscard d'Estaing, figlio dell'ex presidente della Repubblica. Egli prende una netta difesa della cordata formata da Ardian (ex-Axa Private Eqity) e Fosun, investitore cinese, e critica l'offerta rivale di Bonomi. Va precisato che l'Opa dei primi era di 17,50 euro per azione, quella di Bonomi è di 21. Dice esplicitamente Giscard: il Club vuole conservare «un ancoraggio francese» che gli è necessario per svilupparsi, e difende l'alleanza con Ardian e Fosun in quanto «equilibrata», perché «permette una parità» tra l'azionista francese e quello estero. Inoltre, grazie alla partecipazione del management del Club e di circa 400 quadri «la maggioranza francese nel Club è assicurata». All'opposto - sottolinea - Global Resorts (il veicolo utilizzato da Bonomi) «ha un piano molto diverso e vuole prendere da solo il controllo del Club, che sarebbe quindi in mani esclusivamente internazionali». Considerando negativo il solo fatto della nazionalità.
Le Figaro scrive inoltre che il cda del Club Med si è riunito nuovamente giovedì e ha designato un comitato di amministratori indipendenti, nominando poi altri due advisor per la valutazione dell'offerta di Bonomi. Il cda dovrà poi comunicare, entro tre settimane, il proprio giudizio sull'offerta italiana (che, dalle premesse, pare che non sarà accolta come amichevole).
Senza particolari intoppi, l'offerta dovrebbe partire dopo l'ok al prospetto informativo da parte delle autorità di Borsa e chiudersi ai primi di settembre. I franco-cinesi potranno rilanciare; cosa che sarebbe gradita soprattutto ai piccoli azionisti, che in passato avevano impugnato la prima Opa per il suo prezzo considerato troppo basso.
Club Med è un marchio con una forte appartenenza francese, ma non si tratta di un'azienda strategica, legata a difesa, infrastrutture o energia; la difesa fine a se stessa della bandiera appare del tutto anacronistica in un mercato libero. Bonomi ha già fatto sapere che, in caso di vittoria, cambierà il management: del tutto prevedibile, dunque, la posizione di Giscard, che rischia la sua poltrona.
Il Club Med lo scorso anno ha fatturato circa 1,4 miliardi di euro e ha chiuso con un risultato in leggera perdita.

Nel suo settore è un grande marchio che ha perso smalto e che ha bisogno di cure profonde per essere nuovamente valorizzato. L'azionariato è molto frazionato. Bonomi possiede circa l'11%, mentre l'alleanza Adrian e Fosun somma circa il 18%. Un 2,1% appartiene al gruppo Benetton.

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