Alitalia, solita brutta storia: prestito ponte di 600 milioni, ennesimo commissario (anzi tre e non si sa quanto costeranno), sindacati in trincea. Ancora una volta si utilizzano i denari dei contribuenti per una società ormai in fallimento. La concorrenza insomma ha vinto. La causa? Gestioni inefficienti e inefficaci. Presidenti più attenti all'immagine che alla gestione; manager lautamente pagati ma non in grado di indicare la rotta per voli senza turbolenze finanziarie; politica titubante e succube del massimalismo sindacale.
L'emorragia di Alitalia va fermata con decisioni drastiche. Si assicuri lo stipendio, ridotto e a decrescere, a tutti dipendenti senza far più alzare in volo alcun aereo. Si perderebbero molti meno soldi! Per le belle hostess in divisa, così carine e preparate, si potrebbero studiare soluzioni per un loro ingresso, per esempio nelle aziende del settore moda, come nel comparto fieristico.
Per i poveri viaggiatori, dicasi clienti, «proteggerli» su altre compagnie con pagamenti biglietti da Alitalia (visto che nella maggior parte dei casi essa ha già incassato i corrispettivi).
E per qualche volo in località non servite da altre compagnie o dalle ferrovie (se esistono) il servizio va appaltato a privati, con il contributo dello Stato con prezzi dei biglietti imposti.
Si vendano all'asta, in sei mesi, tutti gli attivi: aerei, slot, immobili, opere d'arte (ahimè, queste però le ha già vendute il precedente commissario). La morale è semplice: la «macchina» Alitalia non si può riparare in corsa. Ricordo che nessuno ha parlato dei 2,3 miliardi debiti. I privati interessati alla compagnia devono poter partire da zero con un business model nuovo. Quello attuale è irrimediabilmente in perdita.
Purtroppo ho dovuto molto semplificare. Ma la mia ricetta, pur espressa sinteticamente, è vera e realistica. Non uno scherzo. Anche perché con Alitalia non è più tempo di scherzare. Abbiamo dato anche troppo, ora basta.www.pompeolocatelli.it
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