Confesercenti, Liso: "Siamo già in lockdown, ora aiuti concreti dallo Stato"

Il presidente nazionale di immagine e benessere per Confesercenti ha le idee chiare e chiede un sostegno al governo in tempi rapidi

Confesercenti, Liso: "Siamo già in lockdown, ora aiuti concreti dallo Stato"

Una città semivuota. I saldi, i consumi dopo le Feste sono schiacciati dal macigno della paura. Quella della variante Omicron. I milanesi, come del resto tutti gli italiani, hanno cominciato a convivere con il virus ma con massima prudenza. Di fatto si evita tutto ciò che viene reputato superfluo. Si esce di casa solo per il lavoro o per fare la spesa. Ma ciò che spesso viene ritenuto "superfluo", in realtà è necessario per l'economia. Le spese extra-supermercato sono quelle che mettono in moto il Pil e che fanno crescere il Paese. Ma il terrore del contagio frena tutto e le città piombano in una sorta di lockdown silente e mascherato che uccide le attività commerciali.

E così arriva il grido d'aiuto di tutti quegli imprenditori che in questi anni hanno dato lavoro. Hanno creato quello sviluppo nella grandi città come Milano che adesso restano ferme, immobili, sotto il peso del virus. Per capire di cosa stiamo parlando è necessario porre molta attenzione alle parole di Sebastiano Liso, presidente nazionale di immagine e benessere per Confesercenti. Il suo messaggio raccoglie le istanze di migliaia di operatori nel settore "benessere" che hanno visto calare il fatturato in poche settimane e che adesso temono la chiusura definitiva: "Riteniamo che questo sia un lockdown a tutti gli effetti, perché saremo costretti a chiudere le nostre attività per mancanza di personale, ogni giorno mi scrivono colleghi disperati perché lavorano da soli e sono costretti a chiudere se va bene dai 7 ai 10 giorni come è previsto da protocollo Covid per i soggetti positivi o 5 giorni se negativi ma hanno un positivo in casa. Il rischio e’ forte e le preoccupazioni sono tante, molti non riusciranno a sopperire alle spese e di conseguenza l’alternativa è solo la chiusura con l’incremento del lavoro nero. Chiediamo un aiuto concreto allo Stato perché rimanere aperti ma senza dipendenti equivale alla chiusura…", ha spiegato Liso.

Parole forti che lasciano capire quanto sia grave la situazione del tessuto economico e sociale del Paese. A rischio ci sono migliaia di posti di lavoro, famiglie che potrebbero restare senza reddito senza l'aiuto concreto dello Stato. La politica ha il dovere di dare risposte. Immediate. La ripresa del Paese passa anche dal sostegno alle attività che più delle altre soffrono il lockdown istintivo e mascherato che milioni di italiani stanno mettendo in atto per difendersi dal virus. Già nei giorni che hanno preceduto il Capodanno, a Milano è stato registrato un calo del 29 per cento dei consumi.

Un abisso profondo che fa naufragare attività economiche anche avviate da decenni. Troppo per chi crede nell'imprenditorialità. È forse giunto il tempo di agire e di mettere al primo posto l'aiuto concreto per chi ha davvero la possibilità di far crescere l'economia.

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