Economia

Confindustria contro il governo: "Dl Rilancio carente"

Confindustria attacca il governo giallorosso sul decreto Rilancio e lo fa per bocca della direttice generale Marcella Panucci, in audizione in commissione Bilancio alla Camera proprio sul dl in questione

Confindustria contro il governo: "Dl Rilancio carente"

Misure frammentate, ammortizzatori sociali da rivedere e, più in generale, un piano poco indirizzato a rilanciare effettivamente l’Italia. Confindustria attacca il governo giallorosso sul decreto Rilancio, e lo fa per bocca della direttice generale Marcella Panucci, in audizione in commissione Bilancio alla Camera proprio sul dl in questione.

Tante le critiche mosse. Nel decreto rilancio - sottolinea Panucci - "non mancano interventi positivi, frutto di un costruttivo, seppur tardivo, confronto con il mondo delle imprese, tra i quali quelli in materia di IRAP, efficientamento energetico e pagamento dei debiti della PA" ma "non possiamo non rilevare come il provvedimento in esame sia ancora fortemente orientato alla gestione della fase emergenziale dell'economia e poco invece al rilancio del sistema produttivo”.

Inoltre, alcune misure sul lavoro contenute nel dl rilancio, a partire dalla proroga del blocco dei licenziamenti, "rischiano di limitare oltremisura, in questa fase, la libertà d'impresa costituzionalmente tutelata". Il riferimento va "alla proroga del blocco dei licenziamenti economici fino al prossimo 17 agosto, che - ha osservato ancora Panucci - non è affatto coordinata con la durata degli ammortizzatori sociali Covid-19”.

In sostanza, per alcuni periodi, “vige il divieto di licenziamento senza una corrispondente copertura degli ammortizzatori legati all’emergenza". Al contrario, occorrerebbe almeno “consentire che, ove vi sia il consenso del lavoratore, assistito nelle debite forme, ovvero l'accordo con le organizzazioni sindacali, si possa procedere al recesso, consentendogli di fruire della Naspi, che in questa fase andrebbe ulteriormente rafforzata".

Capitolo esportazioni. Nel primo trimestre il PIL italiano ha registrato una flessione del 4,7%. Nell'industria, che ha riaperto a inizio maggio, la produzione è calata del 28% a marzo. L'impatto della crisi sull'export è evidente nei dati doganali di marzo, che segnano un -16,8%. “Un impatto tremendo - puntualizza Panucci - che richiede uno sforzo collettivo di massima condivisione, su obiettivi e strumenti, per attenuare l'urto dell'emergenza e preparare la ripresa dell'economia. Una sfida da affrontare insieme con chiarezza ed energia, senza sbandamenti e pregiudizi”.

"Manca un disegno complessivo per la ripresa - prosegue la direttrice generale di Confindustria - che parta dal potenziamento degli investimenti, pubblici e privati, da una riforma del fisco al servizio della crescita e dal sostegno alla domanda. Inoltre, l'eccessiva frammentazione delle misure, nonché la necessità di numerosi provvedimenti attuativi e gli adempimenti burocratici in molti casi richiesti rischiano di vanificare l'obiettivo di avere misure efficaci e immediatamente disponibili”.

"Pur condividendo il massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali - ha spiegato Panucci - in questa fase emergenziale, è opinione diffusa che l'emergenza COVID-19 abbia mostrato, in questi due mesi, l'inadeguatezza della rete di protezione sociale del nostro Paese e l'opportunità di un ridisegno che, seguendo la logica assicurativa, razionalizzi organicamente gli interventi pubblici. Sarebbe opportuno che il sistema delle tutele si orientasse decisamente verso forme di politiche attive, superando progressivamente la disordinata logica delle plurime forme di sostegno al reddito, che non tengono neppure effettivamente conto dei costi di finanziamento, molto diversi, sostenuti dai vari settori produttivi e che vede l'industria sostenere quelli più alti”.

Il decreto Rilancio, insomma, "è un provvedimento imponente, da un punto di vista delle dimensioni, con i suoi 266 articoli, e dell'impatto finanziario, equivalente al doppio di una normale legge di bilancio (55 miliardi di indebitamento netto e 155 miliardi di saldo netto da finanziare). Non mancano interventi positivi, frutto di un costruttivo, seppur tardivo, confronto con il mondo delle imprese, tra i quali quelli in materia di Irap, efficientamento energetico e pagamento dei debiti della P.a".

Per Confindustria, infine, ӏ certamente apprezzabile la definitiva eliminazione delle clausole di salvaguardia, che per anni hanno rappresentato un pesante fardello rispetto a ogni manovra di bilancio, ipotecando risorse imponenti".

Dulcis in fundo, il decreto è "carente nel costruire un set di strumenti per la gestione della complessa stagione di crisi industriale che si sta profilando e che avrà pesanti ricadute sul piano occupazionale".

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