Consob, le maximulte funzionano più dei superprospetti

Per ridurre il tasso di incertezza connesso a un investimento e aumentare la consapevolezza dei risparmiatori non è sufficiente un prospetto informativo «superdettagliato». Serve anche un monitoraggio costante del mercato e degli intermediari. Il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, lo sa benissimo ed è per questo motivo che, dopo la bocciatura in sede comunitaria, ha eliminato l'obbligo di inserire nei documenti di offerta al pubblico gli «scenari probabilistici di rendimento».
Si tratta di uno strumento introdotto una decina d'anni fa per i prospetti delle obbligazioni e con il quale si prefigurava il possibile andamento dei titoli rispetto a quello di un più sicuro Btp. La crisi del debito sovrano e, soprattutto, alcune infelici esperienze hanno convinto i vertici della Consob a una saggia retromarcia. L'esempio più chiaro del malfunzionamento degli «scenari» è rappresentato dal convertendo Bpm, l'obbligazione convertibile in titoli di Piazza Meda che ha segnato in negativo l'ultima fase precedente l'ingresso salvifico di Andrea Bonomi. Nel 2009 la prima tranche ha un'accoglienza tiepida (33,8% di sottoscrizioni). Per la seconda fase di collocamento destinata anche al pubblico retail il prospetto viene arricchito con lo scenario probabilistico. Nonostante si prefiguri - com'è accaduto l'elevata rischiosità e la bassa liquidità dell'investimento - il successo è maggiore (42%).
Solo l'iter sanzionatorio della Consob, iniziato nel 2009 con la sospensione del collocamento e concluso nel 2011 con le maximulte agli ex top manager Fiorenzo Dalu ed Enzo Chiesa, ha posto rimedio a una situazione complessa. Perché, suggerisce la Consob, «il risparmiatore è molto condizionato nelle scelte dalla “spinta“ dell'intermediario». Insomma, se il promotore insiste, il cliente finisce col cedere alle lusinghe nonostante le avvertenze dei prospetti. Eppure sia il Pd che, soprattutto, la Cgil e le associazioni dei consumatori sembrano essersi «innamorati» degli scenari probabilistici invocandone a gran voce il ritorno (anche se il sindacato ha bocciato in particolare la riorganizzazione interna). Desiderio irrealizzabile perché le norme europee vietano l'introduzione su base nazionale di «migliorie» ai regolamenti in quanto creerebbero asimmetrie tra i vari Paesi europei.


Eppure, come testimoniano i dati diffusi ieri da Consob, sono le sanzioni (salite da 7,8 a 9,26 milioni nel 2012) e le confische di beni (passate da 1,2 a 5,89 milioni) il vero deterrente contro i «furbetti del prospettino».

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