Come su altre recenti e importanti partite politiche, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta portando avanti un'opera di silenziosa mediazione per trovare una soluzione alla crisi di Alitalia, che da più di due anni è in cerca di un compratore e ancora non l'ha trovato. Ora i tempi sono agli sgoccioli: dopo vari spostamenti dei termini, la scadenza è fissata per il 15 luglio, lunedì prossimo. Ce la faranno in meno di una settimana i vari protagonisti a trovare una soluzione accettabile?
Ne è fermamente convinto il ministro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio, il quale ieri ha ribadito attraverso il suo ministero che non ci sarà slittamento. A parte la sicurezza del ministro, negli ambienti politici coinvolti in questa vicenda non si esclude un'ulteriore proroga: serpeggia, con una certa sicurezza, la data del 31 luglio, aggiornabile poi al 31 agosto, con un autunno di messa a punto e la nuova Alitalia pronta per il 1 gennaio 2020. Lo stesso ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha affermato che è possibile uno slittamento. La vicenda è ancora in alto mare, e tutti, Tria compreso, si ostinano dopo 26 mesi di nulla di fatto a parlare di rilancio per Alitalia e non di salvataggio.
L'incertezza è ampia. Di sicuro c'è la posizione di regia delle Fs, che stanno studiando sinergie cielo-terra per giustificare in termini industriali un'operazione che non ha precedenti nel mondo. Le Fs dovrebbero detenere il 40%, altri soci dovrebbero essere il Mef, con il 10-15%. Un altro 10-15% andrà a Delta, per ora l'unico operatore aereo coinvolto, con il quale Alitalia è già alleata a più livelli e partner di lunga data.
Da osservare che il Mef convertirebbe in azioni parte del prestito ponte di 900 milioni e quindi si tratterebbe di una partita di giro e non di nuovo capitale: di soldi invece Alitalia ha urgente bisogno perchè continua a perdere più di un milione al giorno e in cassa restano 435 milioni dopo aver già incassato i biglietti dell'estate. Per completare la squadra manca un quarto socio che entri con la quota mancante, o più soci in proporzione. I nomi dei possibili salvatori si conoscono: Claudio Lotito, presidente della Lazio, Carlo Toto con il figlio Riccardo, con alle spalle l'esperienza di Air One e dell'Alitalia dei Capitani coraggiosi. Infine, c'è German Efromovich, 69 anni, nato in Bolivia, origini europee, che vanta di aver compiuto il salvataggio della colombiana Avianca, e che vuole ripetere il miracolo con Alitalia.
Sullo sfondo resta Atlantia, la società della famiglia Benetton che è maggior azionista sia di Autostrade per l'Italia, sia di Aeroporti di Roma. Quest'ultima ha molte affinità con Alitalia, che è il suo principale cliente a Fiumicino, ma Autostrade è il gruppo più inviso alla componente grillina del governo, dopo il crollo del ponte Morandi. Nel negare strenuamente qualunque coinvolgimento di Atlantia in Alitalia, il vicepremier Di Maio nei giorni scorsi non ha esitato a usare per Atlantia la parola decotta, uno dei termini più delicati da usare nel mondo delle imprese, quando decotta casomai è Alitalia che in dieci anni ha succhiato 9 miliardi di euro dei contribuenti.
Lo scontro Di Maio- Toninelli da una parte e Benetton- Atlantia dall'altro è a tinte forti.
Ma dietro il palco della politica, in sordina e con molta discrezione sta lavorando Conte. Con lo scopo di ottenere, a condizioni accettabili da tutti, il coinvolgimento in Alitalia di una società credibile e di grande liquidità.
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