Economia

Il conto di Alitalia sale a 600 milioni

Il "prestito" dello Stato è il doppio del previsto. E i commissari saranno tre invece che uno

Il conto di Alitalia sale a 600 milioni

Per la seconda volta nella sua storia Alitalia è commissariata e riceverà un prestito-ponte per evitare di finire dritta verso il fallimento. Nel 2008 furono 400 milioni, bruciati in pochi mesi e considerati aiuti di Stato dall'Europa, e oggi sono 600 milioni in 6 mesi. Una cifra molto più alta di quella che era stata inizialmente ipotizzata e che getta più di un'ombra sulle perdite 2016 che a questo punto sarebbero di oltre 3 milioni al giorno. Ovvero una somma ancora più alta rispetto ai due miliardi a giorno che la compagnia starebbe perdendo al momento. L'altro sospetto è che il governo, benchè neghi il suo coinvolgimento diretto, stia attuando una sorta di «nazionalizzazione mascherata». Una cifra così elevata, infatti, potrebbe anche fare (in un secondo tempo) da cavallo di Troia per un ingresso dello Stato nel capitale della compagnia. In caso contrario è molto probabile che i soldi stanziati diventino a fondo perduto.

A guidare Alitalia in questa difficile fase, per tentare un salvataggio in extremis, saranno tre commissari nominati ieri, per decreto, dal ministero dello Sviluppo economico: il ministro Carlo Calenda in persona si è speso dall'inizio per avere al timone Luigi Gubitosi, presidente in pectore della compagnia (ex manager Fiat, Wind, Rai) che si occuperà della gestione dell'azienda; il commercialista romano Enrico Laghi invece è stato voluto dalle banche creditrici (Unicredit e Intesa in testa) ed approda in Alitalia direttamente dall'Ilva dove è stato anche lì il commissario. A lui il compito di occuparsi della parte legale e dei rapporti con il governo. La novità dell'ultima ora, il «tecnico» Stefano Paleari, è stato invece il nome fatto da Graziano Delrio, ministro dei Trasporti. Dal 2001 Paleari è professore di analisi presso l'Università degli Studi di Bergamo mentre, da marzo 2006 è direttore scientifico dell'Iccsai (International Center for Competitiveness Studies in the Aviation Industry) nonchè presidente di Human Technopole.

A loro il compito, entro 180 giorni, di ridisegnare Alitalia anche attraverso tagli drastici su rotte e personale per renderla appetibile per un potenziale cavaliere bianco o per una cordata di imprese. «L'obiettivo del governo è di garantire i diritti dei cittadini a muoversi e dei lavoratori fino a quando non si troverà un compratore adeguato», ha detto ieri il ministro Delrio. «La nostra azione - ha aggiunto - è mirata a lavorare sul piano per trovare soci che siano capaci di investire e sanare le debolezze storiche della compagnia». Di fatto, l'incapacità di trovare la sua posizione in un mercato aereo molto sfidante. Al momento, all'orizzonte non sembrano esserci volontari pronti a entrare nel capitale: la tedesca Lufthansa, l'alleato più logico, si è più volte detta non interessata, e anche i piani «Fenice bis» o le cordate paventate in questi giorni non sembrano trovare conferme. Se così fosse, l'unico orizzonte per Alitalia sarebbe uno spezzatino, ovvero la vendita al miglior offerente dei vari pezzi della compagnia (il marchio, gli aeromobili, gli slot aeroportuali, le Millemiglia, i rami industriali con relativi dipendenti), pagando con gli introiti i creditori.

In tutto questo, i vecchi soci, da ieri, hanno ormai le mani legate in attesa di recuperare almeno in parte i soldi persi dopo aver dato, all'unanimità, l'ok in cda al commissariamento.

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