Economia

Sale ancora la tensione in Europa, Merkel con Draghi contro la Bundesbank

Voci contrastanti sull'intervento della Bce per acquistare i titoli di Stato. La Bundesbank dice "no". Sale la tensione

Sollevato dalle parole del presidente della Bce Mario Draghi, che ieri hanno avuto l'effetto benefico di far tornare le Borse in positivo e lo spread tra Btp e Bund tedeschi sotto la soglia dei 500 punti, e determinato a proseguire nell’azione del governo, il presidente del Consiglio Mario Monti rassicura gli italiani sul fatto che non intende chiedere altri sacrifici dal momento che il tanto temuto "agosto caldo" non sembra preoccuparlo più di tanto. Tuttavia, l'intervento a gamba tesa del numero uno della Bce non è riuscito a piegare la linea dura della Bundesbank che ha fatto sapere chiaramente la propria contrarietà all'acquisto dei titoli di Stato obbligando la cancelliera Angela Merkel ad assicurare che la Germania farà il possibile per proteggere l'Eurozona.

Nelle parole di Monti si scorge tutta l’amarezza per il fatto che lo spread segua più gli annunci roboanti delle misure adottate dal governo. "Questo importante intervento verbale per ora mi rassicura, ma vediamo anche quanto contano gli interventi verbali quando vengono da personalità così autorevoli e credibili, sul fatto che la nostra diagnosi fosse corretta". Insomma, è il ragionamento di Monti, se lo spread "rimane troppo alto è perchè dipende da dubbi e incertezze dei mercati circa il sistema dell’euro in generale". E, proprio per questo, i passi da fare adesso toccano a Bruxelles. Ad ogni modo, la soddisfazione del presidente del Consiglio è doppia: oltre a ridare ossigeno a sistema Italia, il crollo del differenziale sui titoli di Stato conferma che la causa non va ricercata nel Belpaese, ma nel contagio europeo. Non solo. Monti è perfettamente consapevole che, al di là dei benefici immediati, dietro le parole di Draghi si nasconde una verità ben più importante: la cancelliera tedesca Angela Merkel potrebbe anche aver ceduto qualcosa. Sono giorni infatti che nel board dell’Istituto di Francoforte si discute fra chi, governatore in testa, preme per un intervento forte della Bce e chi, come la Germania, frena. A questo punto si potrebbe spiegare, proprio in questi termini, la cautela usata da Palazzo Chigi e dall'Eliseo nei confronti della Merkel soprattutto negli ultimi giorni. Con buone probabilità Monti era al corrente del fatto che a Francoforte fosse in corso una trattativa delicata: alzare i toni non avrebbe aiutato Draghi. Per questo ha evitato polemiche con Berlino, dissociandosi l’altro ieri dalla dichiarazione di Madrid che avrebbe dato la sensazione di un asse del sud contro i Paesi rigoristi del Nord.

Ad ogni modo la partita europea non è certo finita qui. Anzi. "Le parole di Draghi - spiega un ministro - possono far scendere la febbre dello spread, ma per estirpare il contagio servono soluzioni durature". Questo potrebbe significare un meccanismo permanente contro la speculazione internazionale. Lo scudo anti spread è, infatti, rimasto sulla carta dal momento che le condizioni per accedere al fondo "salva Stati" - sia l’attuale Efsf sia il futuro Esm - sono ancora da chiarire e le risorse, già ridotte all'osso, dovrebbero aumentare. "Riaprire il negoziato europeo prima del pronunciamento della Corte tedesca sull’Esm in settembre - conferma un ministro - sarebbe inutile". Fino a quel giorno, dunque, Monti dovrà portare avanti una azione di lobby sui Paesi del Nord Europa stando attendo a non alzare troppo i toni. Dalla Germania è già arrivata una secca risposta che ha gelato Draghi e i principali leader europei. La Bundesbank ha, infatti, fatto sapere che resta contraria al programma di acquisti di bond della Bce. una dichiarazione piuttosto pesante che fa suppore che il fronte europeo resta aperto e che la Germania è profondamente divisa al suo interno. Tanto che a stretto giro sono intervenuti prima il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, poi la stessa Merkel lodando la presa di posizione di Draghi. In una nota congiunta con il presidente francese Francois Hollande, infatti, la cancelliera tedesca ha sottolineato "la necessità di applicare velocemente le decisioni prese dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno".

Anche sul fronte interno la situazione sembra dipanarsi. Dopo aver incontrato i tre leader dei partiti che sostengono la maggioranza, Monti si sente rafforzato: adesso è convinto di riuscire a concludere la legislatura. Non solo. Conta addirittura di "concluderla in modo proficuo". Del resto, è andato a ripetere anche ieri sera, "l’obiettivo non è durare ma mettere l’Italia sulla strada della crescita". A proposito delle tredicesime, il presidente del Consiglio ha assicurato che gli italiani hanno fatto già abbastanza sacrifici. Niente manovra economica, dunque. Monti resta, comunque, intenzionato a proseguire il cammino delle riforme: "Il governo vuole essere sicuro di lasciare, quando sarà completato il suo compito, un’Italia meno in emergenza e con i muscoli meglio allenati alla crescita". Il "pacchetto" illustrato ai partiti che lo sostengono in parlamento prevede diversi dossier: dai tagli ai sussidi alle imprese proposti da Francesco Giavazzi a quelli della politica e dei sindacati suggeriti da Giuliano Amato.

E ancora: la razionalizzazione delle agevolazioni fiscali per evitare l’aumento dell’Iva a tutte quelle misure per rendere più competitiva l’Italia, come le dismissioni per ridurre il fardello del debito e la terza gamba della spending review per eliminare le "incrostazioni" nella macchina statale.

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