Economia

Pensioni, stop a Quota 100 anche nel Recovery: l’ipotesi 102, come funziona

Nessuna possibilità di proroga: tanto Quota 100 quanto Opzione Donna termineranno con l'anno in corso

Pensioni, stop a Quota 100 anche nel Recovery: l’ipotesi 102, come funziona

Come confermato nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza non ci sarà alcuna proroga per Quota 100, destinata a sparire dal 2022: "Terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti". Giungerà al capolinea, tra l'altro, anche Opzione donna. Manca tuttavia, almeno per il momento, una precisa programmazione in grado di definire cosa accadrà dal prossimo anno.

Vi sono certamente alcuni fattori di cui tener conto, a partire dalla auspicata ripresa economica che potrebbe verificarsi da settembre, sempre che la campagna vaccinale si concluda come previsto entro il prossimo luglio. Con la ripartenza, l'ipotetico aumento dell'occupazione ed i fondi del Recovery Plan, ipotizza Alberto Brambilla su "Il Corriere", dovrebbero al contempo diminuire fino a cessare le erogazioni di sostegno ai settori in crisi. Ecco perché potrebbe non essere produttivo spingere per un pensionamento a 62 anni di età come previsto da Quota 100 o a 58/59 anni (Opzione donna), vista e considerata l'aspettativa di vita di circa 86 anni per le donne e di conseguenza gli oltre 27 di pensione.

Guardando al 2022, almeno il 90% dei potenziali nuovi pensionati avrà costruito il 65% della propria pensione col calcolo contributivo: ciò significa avere un assegno più "leggero" del 10%. Meglio avere un contributo previdenziale più solido per venire incontro alle necessità della terza età, spiega il quotidiano, dato che l'aspettativa di vita resta alta anche per gli uomini (81 anni) e pure dopo la riduzione statistica registrata durante la pandemia, visto che il 95% dei decessi ha colpito gli over 60.

Brambilla parla anche della necessità di reintrodurre e garantire per i contribuenti un sistema di maggiore flessibilità per l'uscita dal lavoro prima dei 67 anni, la stessa che era stata introdotta dalla riforma Dini (1995).

Cosa potrebbe accadere dopo quota 100

Sulla base di ciò, il superamento di quota 100 potrebbe prevedere per gli occupati precoci, in mobilità, con problemi di salute o impiegati in lavori usuranti, l'uso di "fondi di solidarietà" simili a quelli già impiegati con successo per le banche e le assicurazioni: questi, infatti, hanno reso possibile il prepensionamento di circa 80mila lavoratori (con un anticipo di 5 anni a 62 anni di età e 35 di contributi) senza alcun costo per le casse dello Stato. Fondi ad oggi alimentati da un contributo dello 0,32% sulla retribuzione lorda (un terzo della quale a carico dei lavoranti stessi) . Tali lavoratori, spiega Brambilla rimarrebbero nei fondi esubero per 5 anni, riuscendo ad ottenere, una volta raggiunti i 67 anni di età, una pensione più solida senza pesare sulle casse dello Stato.

La fase seguente sarebbe quella di fissare i parametri e creare una legge: mantenendo almeno i 67 anni di età per la pensione di vecchiaia con 20 di contributi si potrebbe puntare a una "Quota 102". Ovvero con"64 anni di età anagrafica (indicizzata alla aspettativa di vita); 38 anni di contributi di cui non più di 2 anni figurativi (esclusi dal computo maternità, servizio militare, riscatti volontari)". Circa la pensione anticipata, si potrebbe arrivare ai 42 anni e 10 mesi per gli uomini (41 anni e 10 mesi per le donne), svincolando il contributo previdenziale dall'aspettativa di vita,"eliminando qualsiasi divieto di cumulo tra lavoro e pensione e prevedendo altresì agevolazioni per le donne madri (ad esempio 8 mesi ogni figlio fino a massimo 24 mesi), per i caregiver (un anno) e per i precoci (maggiorando del 25% gli anni lavorati tra i 17 e i 19 annidi età)".

Per quanto riguarda i giovani, Brambilla teorizza dei "contributi puri", facendo sì quindi che la pensione sia perfettamente commisurata ai contributi versati durante la vita lavorativa ed un'integrazione al minimo "su valori pari alla maggiorazione sociale (630 euro mese) e calcolati sulla base del numero di anni lavorati".

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