Economia

Costi del gas alle stelle, si ferma il primo impianto a Ferrara

Il caso Yara potrebbe essere solo il primo di una lunga serie: scatta l'allarme in tutta Europa

Costi del gas alle stelle, si ferma il primo impianto a Ferrara

I costi troppo elevati del gas naturale fanno la prima vittima: lo stabilimento ferrarese di Yara, multinazionale che produce fertilizzanti, ha infatti arrestato la produzione per volontà della casa madre.

Al momento si parla di uno stop di 6-8 settimane, anche se non è dato sapere cosa accadrà successivamente: per ora operai e tecnici non andranno in cassa integrazione, continuando ad operare nella sede con lavori di manutenzione e corsi di formazione. Il prezzo della materia prima (+ 440% da inizio pandemia) non riesce ad essere coperto dalla vendita del prodotto finito, ed è questo il motivo per cui la produzione è stata sospesa fino a data da destinarsi.

Al momento si tratta di un caso isolato, ma dopo l'abbandono forzato di petrolio e carbone, l'impennata dei prezzi del gas naturale, utilizzato per produrre l'energia necessaria a mandare avanti il settore industriale, inizia a preoccupare e non poco. L'industria chimica, al pari di fonderie, acciaierie, cementifici, fabbriche di vetro, ceramica e carta, rientra nel gruppo degli "energivori", quei settori, cioè, che necessitano di grandi quantità di energia per mandare avanti la propria produzione.

Il timore che la vicenda Yara possa estendersi a macchia d'olio in tutta Europa è molto forte. "Se la crescita delle quotazioni continuerà come in questo ultimo periodo è una questione di giorni valutare se e come fermare gli impianti per il livello eccessivo dei costi di produzione", ha denunciato ieri il presidente di Federacciai Alessandro Banzato nel corso dell'assemblea annuale degli imprenditori di settore, come riportato da "Repubblica".

Un allarme già lanciato qualche giorno fa anche dall'amministratore delegato di Feralpi, importante gruppo siderurgico del bresciano: "Siamo arrivati al punto in cui non sono da esludere blocchi della produzione nelle fasce orarie della giornata in cui i prezzi dell’energia sono più alti", ha dichiarato infatti Giovanni Pasini nel corso di un'intervista concessa al portale SiderWeb. Una situazione che rischia di diventare drammatica, proprio a causa del rialzo dei costi del gas naturale, combustibile forzatamente inserito per soppiantare carbone e petrolio.

"Attenzione perché le recenti impennate dei costi del gas e dell’energia elettrica potrebbero frenare, se non compromettere, il trend positivo dell’economia italiana, così come quella europea", ha poi aggiunto Banzato. In effetti l'anno, per quanto riguarda la produzione dell'acciaio in Italia, si era aperto con dei dati incoraggianti: + 27% nei primi 8 mesi rispetto ai livelli raggiunti nel 2018. Le industrie "energivore" risultano tutte coinvolte: "Così come ci sono stati interventi sulle bollette dei cittadini per congelare una parte degli aumenti di luce e gas", chiede il presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, "allo stesso modo bisognerebbe intervenire in favore delle imprese, almeno fino a quando i prezzi non scenderanno". Il rischio di stop per la produzione industriale è concreto: "Occorre un intervento per sterilizzare una parte dell’Iva o i costi dei permessi a inquinare.

In queste condizioni fermare gli impianti sarà il meno", conclude Savorani.

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