Tra le prime banche a muovere a favore di famiglie e imprese è stata Unicredit, che con il piano «Unicredit per lItalia» ha stanziato 40 miliardi da qui al 2015 per il supporto al nostro sistema produttivo, attraverso strumenti specifici per la crescita dimensionale e linternazionalizzazione. Il gruppo di Piazza Cordusio ha inoltre cercato di dare ossigeno alle aziende in tema di liquidità sia «sbloccando» i crediti pendenti verso la Pubblica Amministrazione (attraverso factoring e anticipi bancari) sia con un nuovo portale per il reverse factoring, con cui le grandi imprese possono offrire ai loro fornitori una piattaforma di smobilizzo dei crediti presso Unicredit. Ne parliamo con il country chairman Gabriele Piccini.
Quali sono gli obiettivi del piano «Unicredit per lItalia»?
«La nostra banca, che oggi, grazie allaumento di capitale, è una delle più solide in Europa, si pone lobiettivo di mettere a disposizione delleconomia reale risorse che aiutino a innescare un nuovo circolo virtuoso che favorisca la ripresa e il ritorno alla crescita. Unicredit ha i mezzi, le competenze e una rete commerciale adeguati per garantire alle imprese italiane tutto il supporto necessario».
In cosa consiste il progetto?
«Il piano si sviluppa in due filoni: da un lato il sostegno finanziario sia alle esigenze contingenti che ai piani di crescita delle aziende italiane e dei territori, realizzato tramite i 40 miliardi di euro di nuovo credito che ci siamo impegnati a mettere a disposizione delle imprese da qui al 2015; dallaltro unazione incisiva e mirata per incentivare lexport e avviare 15mila imprese italiane verso percorsi virtuosi di internazionalizzazione».
In quali aree si concentreranno gli interventi pensati da Unicredit per innescare un nuovo ciclo di crescita delle imprese?
«Parlando dei progetti trasversali a tutti i territori, posso citare gli interventi e i fondi (7 miliardi di euro) che abbiamo specificamente dedicato al rafforzamento patrimoniale delle imprese; oppure le risorse (12 miliardi) e i progetti riservati al supporto diretto dellinnovazione. Innovazione, crescita dimensionale, ricerca di nuovi sbocchi di mercato: questa è, in sintesi, la strada che le imprese italiane dovranno percorrere per essere competitive sulla ribalta internazionale».
Uno dei problemi maggiori resta però quello dei ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione che sta mettendo in crisi la liquidità di molte aziende. Che cosa farete?
«Il piano prevede infatti risorse (pari a 21 miliardi) e strumenti specifici per lo sblocco dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione. Il nostro intervento mira a valorizzare la disponibilità degli enti a certificare e accettare la cessione dei crediti vantati dalle imprese nei loro confronti. In questo modo, e attraverso strumenti quali il factoring e lanticipo bancario, si rimettono in circolo risorse ora più che mai necessarie per la sopravvivenza delle imprese».
Uno dei due pilastri su cui si poggia la vostra iniziativa è linternazionalizzazione. In che modo potete aiutare le aziende italiane a compiere questo percorso di avvicinamento a nuovi mercati?
«Unicredit è la prima banca italiana allestero, con una presenza diretta in 50 Paesi. Possiamo valorizzare e mettere a fattor comune lesperienza, la conoscenza e i vantaggi relazionali derivanti dal nostro network e lo faremo con modalità e strumenti differenti. Uniniziativa da noi già testata con successo è rappresentata dallorganizzazione di momenti di incontro tra le imprese espressione del made in Italy e buyer stranieri selezionati dalle nostre banche estere e provenienti da Paesi ad alto tasso di crescita. Un altro strumento efficace è rappresentato dal programma di formazione e consulenza che abbiamo creato per gli imprenditori che vogliono aumentare il proprio business allestero o che cercano sbocchi in nuovi mercati.
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