Crisi, un 40enne su quattro vive della paghetta dei genitori

Analisi Coldiretti/Swg: anche per i giovani che hanno un’occupazione la famiglia rimane comunque fonte di sostegno economico

Crisi, un 40enne su quattro vive della paghetta dei genitori

Oltre un quarantenne su quattro si mantiene grazie alla “paghetta” dei genitori che aiutano finanziariamente i giovani italiani fino ad età avanzata, un giovane su 3 sogna un posto da “spazzino” e per la prima volta dal dopoguerra la nuova generazione sarà più povera di quella che l’ha preceduta. E’ quanto emerge dalla prima analisi Coldiretti/Swg su “I giovani e la crisi”, presentata questa mattina a Roma che ha evidenziato come il 28 % dei giovani tra i 35 ed i 40 anni sopravvive con i soldi di mamma e papà cosi come anche il 43 % di quelli tra 25 e 34 anni e l’89 % dei giovani con età tra 18 e 24 anni. Anche per i giovani che hanno un’occupazione la famiglia rimane comunque fonte di sostegno economico: un giovane su 4 che lavora viene comunque aiutato dai genitori.

Dunque un popolo di bamboccioni e choosy? Assolutamente no. I giovani in tempi di crisi, sfiduciati e alle prese con la disoccupazione sarebbero disposti a trasferirsi all’estero e a fare qualunque tipo di lavoro. Quasi un giovane su tre pur di lavorare farebbe lo spazzino, ma la percentuale sale addirittura al 49 % per quelli in cerca di lavoro e scende al 19 % per gli studenti. Oltre 4 giovani disoccupati su 10 (il 43 %) sarebbero peraltro disposti, pur di lavorare, ad accettare un compenso di 500 euro al mese a parità di orario di lavoro, mentre il 39 % sarebbe disposto ad un maggiore orario di lavoro a parità di stipendio. Nel Paese più bello del mondo, considerato la patria dei “mammoni”, in realtà la maggioranza dei giovani (51 %) sotto i 40 anni è pronta ad espatriare per motivi di lavoro mentre il 64 % è disponibile a cambiare città.

“L’analisi evidenzia un forte spirito di sacrificio delle giovani generazioni - ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini - che li porta addirittura a rinunciare a diritti del lavoro fondamentali questo non può essere consentito in un Paese civile come l’Italia che non può permettersi di rincorrere la competizione internazionale sul piano dei costi, soprattutto umani, ma deve puntare su una crescita sostenibile che valorizzi le distintività nazionali, creatività, cultura, ambiente, cibo e territorio”

Per la prima volta dal dopoguerra poi la nuova generazione sarà più povera di quella che l’ha preceduta con il 61 % dei giovani italiani che pensa che in futuro la sua situazione economica sarà peggiore di quella dei propri genitori, il 17 % uguale e solo il 14 % migliore, mentre il 9 % non risponde.

“In un Paese vecchio come l’Italia – ha concluso Marini - la prospettiva di abbandono del Paese evocata dalla maggioranza dei giovani italiani è una vera priorità alla quale le istituzioni devono dare una risposta. L’analisi dimostra che, se inseriti in un contesto che offre spazio alla realizzazione personale, i giovani dimostrano di credere di più all’Italia”.

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