Il crollo dei ricavi preoccupa Telecom

Il crollo dei ricavi preoccupa Telecom

La guerra dei prezzi pesa sui conti di Telecom Italia. I ricavi del trimestre sono calati più delle attese degli analisti del 6,2%, a 5,1 miliardi, e il margine lordo del 5,7%, a 2,2 miliardi. In tracollo l'utile netto che precipita del 39% a 222 da 364 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso. Certo, sui conti pesa anche la congiuntura sfavorevole dei cambi in Brasile. Qui il calo è stato del 18,8% a causa di una svalutazione del cambio di quasi il 20% rispetto a un anno fa. E, per mantenere il titolo in territorio positivo, non è bastato l'annuncio del direttore finanziario delle vendita delle torri in Brasile: il risultato finale è stata una perdita del 5,19%.
Le torri di trasmissione della telefonia mobile saranno vendute anche in Italia, ma il processo di cessione comincerà in autunno. Dalle torri, che non avranno problemi a trovare dei compratori, arriverà circa un miliardo. Il problema di Telecom è però invertire la tendenza e tornare a crescere su quello che è il suo unico e vero mercato, ossia l'Italia. E se l'emorragia sul fronte della telefonia fissa non solo si è arrestata ma, anzi, c'è una ripresa grazie alla necessità di banda ultralarga, sul fronte del mobile i problemi si sono acuiti. Infatti, se in termini assoluti i ricavi domestici si sono ridotti del 9,5% a 3,4 miliardi, quelli da servizi mobili sono calati del 16,9% per il segmento consumer e del 12,1% per quello business. Il motivo è presto detto. Infatti, mentre i primi due operatori, Tim e Vodafone, cercano di mantenere prezzi stabili, gli altri due player del mercato, Wind e «3», continuano sulla strada delle offerte vantaggiose. Basta pensare che nel 2001, anno del boom della telefonia mobile, fare una telefonata di 20 minuti costava 10 euro, ossia il costo odierno di un abbonamento mensile tutto compreso (traffico Internet, voce con 100 minuti e sms) di Wind.
Insomma, la guerra dei prezzi, che non è certo una novità in un momento di crisi, si fa sempre più sentire. Ed è per questo che gli operatori maggiori sperano in un consolidamento del mercato che permetterebbe di togliere di mezzo i competitor più decisi a tagliare le tariffe. Secondo l'ad Marco Patuano già dal prossimo trimestre a livello di telefonia mobile si dovrebbe evidenziare un miglioramento «che sarà più intenso nell'ultimo quarto dell'anno». Il gruppo sta cercando di spingere sull'acceleratore sui contenuti, tanto che, ieri, ha annunciato un ennesimo accordo con Sky per la trasmissione dei mondiali di calcio sui telefoni cellulari.
Il gruppo vede nel 2014 «un'ulteriore flessione complessiva del mercato domestico, comunque più contenuta rispetto a quella osservata nel 2013», e una crescita in Brasile. Ritiene, inoltre, che «le prime evidenze del 2014 confermino il raffreddamento e il miglioramento delle dinamiche competitive in ambito mobile». In discesa il debito rispetto allo stesso periodo del 2013: ora è pari a 27,5 miliardi. Quanto al presidente, Giuseppe Recchi, in seguito alle deleghe ricevute, è stato deciso che non è più un consigliere indipendente.

Il passaggio, puramente formale, potrebbe avere però anche conseguenze sostanziali, nel caso si presentasse l'ipotesi di cessione o integrazione con altri gruppi della controllata Tim Brasil e, dunque, un'eventuale transazione sul Brasile dovrà essere approvata con la procedura per le operazioni su parti correlate, con maggiori poteri ai consiglieri indipendenti. Per gli analisti, è da considerare anche il costo del convertendo che fa lievitare gli oneri e pesa sull'utile per circa 155 milioni.

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