Il «dieselgate» è un fiume in piena. Il contagio del caso Volkswagen si allarga di giorno in giorno, con il risultato di travolgere l'intero comparto della mobilità a motore. Troppo evidenti, infatti, risulterebbero le disparità tra i dati su consumi ed emissioni comunicati dalle Case automobilistiche e quelli, invece, certificati secondo le normative. A dare un'ulteriore mazzata all'immagine del settore è ora uno studio dell'European federation for transport and environment. I numeri che escono da questo rapporto sono impressionanti: in Europa il «gap» tra i consumi dichiarati dai costruttori e quelli realì potrebbe costare, entro il 2030, la cifra astronomica di 1.000 miliardi in più per l'acquisto di carburanti (in pratica, 600 milioni di litri aggiuntivi) e all'Ue un aumento dell'import di petrolio pari a 6 miliardi di barili. Questi ultimi, viene spiegato, dovranno essere importati in Europa a un costo, al prezzo corrente, di 360 miliardi. L'Efte evidenzia anche come il perdurare di una disparità così ampia tra gli obiettivi di riduzione fissati dalle norme Ue e le emissioni reali delle auto, arriverebbe a comportare, sempre nel 2030, l'immissione nell'atmosfera di 1,5 miliardi di tonnellate in più di CO2.
L'allarme sarà sicuramente affrontato, dal 30 novembre all'11 dicembre prossimi, alla Conferenza mondiale sul clima di Parigi, appuntamento che si pone l'obiettivo di siglare un nuovo accordo planetario sul taglio delle emissioni e la riduzione del riscaldamento globale. «Si punta a un'intesa che potrà promuovere una trasformazione generale verso un futuro verde, a basse emissioni e sostenibile», sottolinea una nota di Act, coalizione che riunisce le organizzazioni ambientaliste di 140 Paesi. Quello del «dieselgate», dunque, è stato un assist perfetto a favore delle associazioni «verdi» sparse nel mondo, che aspettavano il momento migliore per attaccare, dati alla mano, la mobilità a motore nel suo complesso.
Il mondo dell'auto, avanti di questo passo, con il determinante sostegno delle istituzioni, dovrà per forza di cose accelerare il cambiamento e dirottare sforzi e investimenti sulle motorizzazioni ibride (motore termico ed elettrico) ed elettriche. Segnali importanti, in questa direzione, sono arrivati dal recente Salone di Francoforte, dove la mobilità di un futuro che già si può toccare con mano, è stata al centro dell'evento. La guerra al diesel, d'altronde, nonostante le rassicurazioni da parte delle Case sull'efficienza delle motorizzazioni di ultima generazione, prende sempre più forza. «Prima o poi bisognerà finirla col diesel», afferma il ministro francese all'Ambiente, Ségolène Royal.
Da qui la proposta di aumento delle accise sul carburante e la richiesta «di vietarlo in tutto il Paese entro il 2025».Il Gruppo Volkswagen, intanto, ha messo al centro della sua inchiesta interna due ingegneri, Ulrich Hackenberg, capo del team tecnico di Audi, e Wolfgang Hatz, considerati tra i più brillanti nel loro campo.
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