Dimissioni in blocco dal cda del Sole

Squinzi lascia con 4 consiglieri vicini a Del Torchio. La crisi va al vertice Confindustria

di Marcello Zacchè

La crisi del gruppo Sole 24 Ore, arrivato a un passo dal crac, regala un clamoroso colpo di scena: al termine del cda che venerdí sera ha approvato la semestrale choc da 50 milioni di perdite, si sono dimessi 5 degli 11 consiglieri: il presidente stesso del consiglio Giorgio Squinzi, Carlo Pesenti, ad di Italmobiliare, le due indipendenti Claudia Parzani, avvocato internazionale, e Livia Pomodoro, ex presidente del tribunale di Milano e Mauro Chiassarini, ad di Bayer Italia. Un fatto che rende ancora più drammatica la situazione del gruppo controllato da Confindustria e apre, anche se indirettamente, una crisi al vertice dell'associazione degli industriali. Tanto che sembra convocato per oggi un Comitato di presidenza straordinario, ancorché con mezzi telematici.

Inoltre sempre al termine della riunione di venerdì, l'artefice della pesante pulizia di bilancio, l'ad Gabriele Del Torchio, è stato ricoverato d'urgenza all'Auxologico di Milano per un intervento al cuore, poi felicemente riuscito.

Come noto, venerdí Del Torchio ha preparato una relazione che, oltre alle perdite di gestione, conteneva una serie di importanti rettifiche sui conti della passata gestione, tali da ridurre patrimonio e dinamiche finanziarie sotto la soglia della continuità aziendale. E rendendo indispensabile un aumento di capitale.

In consiglio è stata la fine del mondo, parole grosse e scontri personali, (particolarmente aspro quello tra Luigi Abete e Del Torchio). Anche perché, di fronte alla relazione dell'ad, il rappresentante di Confindustria, il dg Marcella Panucci, avrebbe dato la disponibilità all'aumento, chiedendo però le dimissioni in bianco dell'intero cda. Richiesta respinta con sdegno ma che ha provocato, al termine della riunione, le dimissioni dei quattro consiglieri, tutti di nuova nomina, con 2 su 3 degli indipendenti, sentitisi presi in giro dal socio che li aveva nominati meno di sei mesi fa. A loro si è aggiunto Squinzi, che da presidente di Confindustria negli anni della passata gestione, cerca ora di prendere le distanze dai disastrati conti del Sole. Ora restano in carica Panucci, Abete, Carlo Robiglio, presidente di Piccola Industria Piemonte, Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Federturismo e Nicolò Dubini, Ceo di Herabell, consigliere indipendente.

Il risultato è una lacerazione profonda all'interno del sistema confindustriale e del suo organo d'informazione economica e finanziaria, come evidenziato dal durissimo comunicato che i lavoratori del Sole hanno pubblicato ieri, mettendo in evidenza che la gravità della crisi è stata per anni mascherata da rappresentazioni false e concludendo con quello stesso «FATE PRESTO» cubitale che il Sole aveva deciso di indirizzare al governo Berlusconi nel 2011, accelerandone le dimissioni. Come dire: da che pulpito.

Ora il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia dovrà fare i conti con la sua base e soprattutto con le territoriali, come Assolombarda ed Emilia, sconfitte nelle elezioni di aprile, tanto che sembra che queste chiederanno la decadenza del consiglio di amministrazione (il sesto consigliere su 11, Cesare Puccioni,

si era già dimesso in luglio per fare spazio a Del Torchio) e una nuova composizione nella quale mettere i loro uomini. Viceversa, niente contributi per l'aumento di capitale. Che, senza i ricchi del nord, non si può fare.

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