Economia

La discriminazione del Fisco: meno sconti per i bambini degli autonomi

Con l'imminente riforma dell'Irpef i figli rischiano di subire dal Fisco due trattamenti distinti a seconda che i loro genitori siano lavoratori autonomi o dipendenti

La discriminazione del Fisco: meno sconti per i bambini degli autonomi

La riforma dell'Irpef, in cantiere e pronta a essere attuata dal governo giallorosso, potrebbe presto evidenziare altre storture nascoste nei meandri del fisco italiano.

Come fa notare il quotidiano Il Messaggero, a mettere in risalto l'ultima incongruenza è stato il centro studi Eutekne. La falla a cui si fa riferimento riguarda il diverso trattamento dei figli sulla base dell'attività lavorativa dei genitori. In altre parole, la prole rischia di subire dal Fisco due trattamenti distinti, a seconda che il genitore sia un lavoratore dipendente oppure un autonomo.

La disparità di trattamento, che in certi casi può spingersi oltre i 400 euro annui, dipende da un fatto burocratico: le detrazioni si calcolano sul reddito complessivo del contribuente. Dunque la detrazione di un dipendente si ottiene sottraendo sulla sua retribuzione al netto dei contributi previdenziali, gli autonomi devono calcolare la medesima detrazione calcolandola sul reddito al lordo dei contributi previdenziali.

Una differenza non da poco, che si aggiunge a un'ulteriore beffa per gli autonomi. Questa categoria di lavoratori deve infatti scontare anche un'aliquota più alta di contributi pensionistici; la percentuale ammonta al 25% per gli artigiani, professionisti e partite Iva e al 9% per i dipendenti.

Calcolatrice alla mano, il centro studi Eutekne ha realizzato qualche simulazione a titolo esemplificativo. Su un reddito di 24mila euro dopo i contributi sul quale è dovuta una Irpef lorda pari a 5.880 euro, il lavoratore dipendente con un figlio a carico ha diritto a una detrazione di 710 euro. L'artigiani, il commerciante e il lavoratore autonomo senza cassa solo di 630 euro.

Correggere le disparità di trattamento

Nel caso in cui il reddito disponibile, sempre dopo i contributi, salisse fino a 60mila euro annui, la forbice del divario si allargherebbe fino a comprendere estremi che vanno da 80 a 200 euro, con casi di 444 euro di differenza di fronte a due figli a carico con età inferiore ai 3 anni.

L'ex viceministro all'Economia, Enrico Zanetti, ha detto senza mezzi termini che “poiché la ratio dell' attuale disegno dell' Irpef non può certamente essere quella di affermare che, a parità di reddito disponibile o imponibile, il figlio di un autonomo vale meno di quello di un dipendente pare evidente che questa autentica stortura andrebbe quanto prima corretta”.

A questo punto la correzione potrebbe arrivare in occasione della riforma dell'Irpef. L'obiettivo dovrebbe essere quello di preparare un disegno di legge delega entro aprile, capace di fare da cornice all'intera riforma.

Vedremo quali saranno le prossime mosse dell'esecutivo giallorosso.

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