Ai primi di ottobre in Borsa arriverà un nuovo titolo, World duty free, frutto dello scorporo da Autogrill delle attività di commercio aeroportuale (travel retail & duty free) da quelle di ristorazione (food & beverage), che restano nel portafoglio della società originaria. Il 10 e il 24 settembre, con incontri a Londra e ad Amsterdam, il gruppo guidato da Gian Mario Tondato illustrerà le ragioni dell'operazione agli analisti.
In pratica Autogrill si sdoppia, e la ragione sta nella diversità di quelle due anime nate dallo stesso principio di «servire chi viaggia», ma che nel corso degli anni si sono sempre più caratterizzate, e che oggi appare più efficace gestire separatamente. La crisi, poi, ha accentuato le diversità: mentre la ristorazione fatica, i duty free vanno bene; cioè il profumo e la bottiglia di cognac acquistati aspettando l'aereo battono ampiamente il panino autostradale. La conferma giunge dall'ultima semestrale: i ricavi del settore ristorazione sono scesi a 1,84 miliardi da 1,86 di un anno prima; invece il fatturato dei duty free - destinati alla scissione - sono saliti a 922,9 milioni dai 905,1 di un anno prima. Il risultato netto è stato positivo di 42,6 milioni per il travel retail, mentre la ristorazione è stata negativa per 32,6 milioni.
Le due aree di business non hanno sinergie significative, hanno marginalità differenti e ciascuna oggi deve affrontare problemi diversi. Il food & beverage, dove Autogrill è il primo operatore al mondo nel business in concessione, e nel quale la quota più importante di fatturato viene dagli Stati Uniti, è di fronte a un mercato italiano in calo, dove la presenza di aree di servizio è più fitta che negli altri Paesi. Il business aeroportuale, le cui attività oggi sono concentrate soprattutto in Spagna e Gran Bretagna, pur essendo tra i primi attori in questo settore, deve crescere ancora, e ha più senso che lo faccia in autonomia; la sua quotazione rende infatti possibile lo scambio di azioni, il metodo più probabile per future acquisizioni.
Autogrill è controllata al 59% dalla famiglia Benetton (attraverso Schema 34 e Edizione srl) ma il presidente del gruppo, Gilberto Benetton, ha già detto di essere disposto a scendere sotto il 50 per cento. Da tempo si parla di una possibile aggregazione con il colosso svizzero Dufry.
L'operazione di scissione è diventata ufficiale in febbraio, dopo l'aggiudicazione delle gare per gli aeroporti spagnoli. Sotto l'aspetto finanziario lo scopo è far emergere del valore finora nascosto, portando la nuova World duty free a valutazioni paragonabili ai suoi concorrenti nel mondo, che quotano multipli più elevati. Nella scissione i 2/3 del volume del fatturato (4 miliardi su 6) restano ad Autogrill, mentre il debito viene caricato per 2/3 (circa 1,2 miliardi su 1,8) su Wdf, in virtù anche della sua maggiore capacità di far cassa. L'operazione è stata apprezzata da più parti e anche gli analisti più critici non vedono elementi negativi significativi. Il mercato ha già dimostrato interesse, e il titolo Autogrill, che nel luglio del 2012 valeva circa 6 euro, nel febbraio del 2013 era poco sopra i 9 euro e ora viaggia intorno ai 12. L'azionista che possiede un'azione Autogrill se ne vedrà consegnare, gratis, una di Wdf. Legittimo chiedersi: quanto potranno valere i due titoli, dopo la quotazione? Con buona probabilità, più della «vecchia» azione Autogrill, perché questo vuole il concetto del «far emergere valore».
Un report firmato da Kepler Cheuvreux di pochi giorni fa, nel raccomandare l'acquisto del titolo («buy»), indicava le stime di prezzo post scissione: 6-6,5 euro per le attività di ristorazione (azione Autogrill) e 6,5-7 euro per quelle di commercio aeroportuale (azione World duty free).
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