Alla Bce comincia una nuova era: Mario Draghi butta alle ortiche il riserbo tradizionale e galvanizza i mercati, annunciando che i tassi d'interesse dell'Eurozona resteranno «all'attuale livello o più bassi per un periodo di tempo prolungato». Parole ripetute più volte, che segnano un cambiamento di rotta radicale: in passato, all'Eurotower si è sempre sostenuto di non volersi impegnare preventivamente in alcuna direzione per quanto riguarda il costo del denaro.
Ma da ieri le cose sono cambiate: «Il consiglio direttivo - ha dichiarato il presidente - ha iniettato una propensione ribassista sui tassi di interesse». Non solo: la linea della Bce resterà «accomodante» e, quindi, favorevole alla ripresa economica «per tutto il tempo che sarà necessario», ha insistito Draghi, aggiungendo anche che una exit strategy «è ancora molto lontana». E l'effetto sui mercati è stato immediato. Le Borse sono corse in avanti, prime fra tutte Milano (+3,4%) e Lisbona, balzata del 3,7%, dopo la débâcle dovuta alla crisi di governo, grazie alla «benedizione» dello stesso Draghi («il Portogallo è in mani sicure»).
Si attenuano anche le tensioni sui titoli di Stato: lo spread Btp-Bund ha chiuso in calo a 274 punti base dai 284 punti di mercoledì, con il rendimento del decennale del Tesoro al 4,38%.
Poche ore prima dell'intervento di Draghi, del resto, anche il neogovernatore della Banca d'Inghilterra, Mark Carney, con una nota a sorpresa, ha annunciato che la politica monetaria accomodante in Gran Bretagna è destinata a durare: «Una coincidenza», ha commentato il numero uno della Bce, che tiene a rimarcare come la decisione del consiglio direttivo di Francoforte, di annunciare le sue linee guida, sia «un passo senza precedenti».
Quanto al futuro, Draghi ha ribadito che la ripresa dovrebbe emergere nell'Eurozona più avanti nel 2013 e nel 2014, anche grazie alla linea morbida annunciata dalla Bce, e che l'inflazione non desta preoccupazioni. Resta poi in piedi l'ipotesi di portare a livelli negativi i tassi sui depositi che la Bce custodisce per conto delle banche, in pratica una indiretta penalità agli istituti che non li impegnano, con l'obiettivo di stimolare l'afflusso di credito all'economia.
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