Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, Oscar Farinetti invece vende. E cambia gioco. Lo ha fatto nel 2002, quando ha venduto la catena di elettrodomestici Unieuro creata dal padre Paolo riuscendo a incassare 528 milioni. Un conto salato pagato dagli inglesi di Dixons, del gruppo DSG International, che qualche anno dopo hanno deciso di liberarsi perdendoci della maggioranza della società. Nel frattempo Farinetti jr aveva già reinvestito quei milioni per iniziare l'avventura di Eataly che oggi conta 38 punti vendita in tutto il mondo, 16 all'estero. Ma vede i conti rallentare: il business italiano, quello principale, ha chiuso il 2016 con fatturato in calo (178,8 milioni, -15,5%) e con una perdita di 11 milioni (rispetto a un utile di 713 mila euro del 2015, l'anno dell'Expo). L'esercizio in corso dovrebbe chiudersi con un giro d'affari consolidato di mezzo miliardo.
Va quindi ripetuto il copione di Unieuro. Farinetti ci sta lavorando da tempo: ha già ceduto (nel 2015) il timone di Eataly all'ex Luxottica, Andrea Guerra, e passato le azioni ai figli. L'ultimo step è monetizzare, come aveva fatto nel 2002. Come? Quotando Eataly in Borsa con una Opv. Ieri MF_Milano Finanza scriveva che tra metà e fine ottobre il consiglio d'amministrazione del grande mercato enogastronomico, definirà i dettagli dell'operazione per sbarcare in Piazza Affari nel primo semestre dell'anno prossimo con la consulenza di Unicredit che si occuperà dell'Ipo. L'obiettivo dei soci, a partire dalla famiglia Farinetti che controlla la holding Eainvest (socio con il 57,9% di Eataly), affiancata dal Clubitaly promosso dalla Tip di Gianni Tamburi con il 19,74% e da Coop Alleanza 3.0 (1,3%) è quello di portare sul listino milanese un terzo del capitale. Farinetti è convinto che il gruppo possa valere fino a 3 miliardi e conta dunque di far incassare ai soci circa un miliardo. Dove dirotterà stavolta le risorse? Per ora si sa solo che a ottobre Farinetti inaugurerà a Bologna Fico, acronimo che sta per «Fabbrica italiana contadino», ed è un parco tematico dedicato al cibo. Poi entrerà nel vivo Greenpea, una catena di negozi con prodotti italiani, dall'abbigliamento agli oggetti per la casa, fino ai trasporti.
Intanto la cassaforte di famiglia, Eatinvest, ha chiuso il 2016 con un rosso di circa 508mila euro e ha deciso di diversificare investendo 23,5 milioni di liquidità in un prodotto assicurativo Bnl Private Selection e due gestioni patrimoniali.
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