Economia

Caccia ai furbi delle pensioni: cosa è in grado di fare il Fisco

Tutti gli iscritti all’Aire sono presenti automaticamente in una lista di “persone soggette a controlli”

Caccia ai furbi delle pensioni: cosa è in grado di fare il Fisco

Tanti italiani che, una volta arrivati alle pensioni, decidono di trasferire la propria residenza in un altro Paese, magari con una tassazione minore. Secondo le statistiche, si tratta di circa 500mila persone con un costo per l’Inps di oltre 1 miliardo di euro, ma per poter risultare effettivamente residente all'estero occorre che vengano rispettati alcuni requisiti specifici:

  1. non essere stati iscritti nell’anagrafe delle persone residenti in Italia per più della metà dell'anno - 183 giorni negli anni normali e 184 in quelli bisestili - con la contestuale iscrizione all'Aire (Anagrafe Italiani residenti all'estero);
  2. non avere avuto il domicilio in Italia per più di metà dell’anno;
  3. non aver avuto dimora abituale in Italia per più della metà dell’anno.

Se manca anche una sola di queste condizioni si è considerati residenti in Italia e, pertanto, soggetti alla fiscalità del nostro Paese. In tanti, però, cercano di bypassare la legge per usufruire dei vantaggi fiscali sulle pensioni offerte da altri Stati, stabilendovi una residenza fittizia pur continuando ad abitare in Italia. Bisogna fare molta attenzione però, perché l’Agenzia delle entrate ha tutti gli strumenti per poter scoprire i “furbetti” delle pensioni all’estero.

Per prima cosa, tutte le persone che si iscrivono all’AIRE finiscono automaticamente in una lista dedicata di persone soggette a controlli sia degli uffici immigrazione degli Stati stranieri sia da parte delle autorità italiane. Ad esempio si verifica come mai un pensionato che abbia familiari in Italia, non conosca la lingua del nuovo Stato in cui ha deciso di vivere e non vi abbia mai soggiornato, decida di punto in bianco di stabilirvi la propria residenza fiscale.

L'Agenzia delle entrate, poi, acquisisce dal Paese ospitante tutte le informazioni utili per incrociarle con quelle reperibili all’anagrafe tributaria italiana. In questo modo è sufficiente che il pensionato abbia un autoveicolo, firmi un contratto telefonico o utilizzi la carta di credito in Italia di frequente per poter dedurre che si stia effettuando una frode. Tutto diventa ancor più evidente se il pensionato ha bisogno con frequenza di assistenza sanitaria.

Una volta che il nucleo di Polizia Tributaria della Guarda di Finanza ha scoperto l’illecito, sotto il profilo amministrativo la persona interessata viene cancellata dagli elenchi dell’anagrafe delle persone residenti all’estero e verrà contestato lui il versamento delle imposte (Irpef e addizionali locali) dalla data di accertamento in poi. Inoltre verranno date le comunicazioni alle autorità consolari del paese estero di residenza così che possa effettuare le verifiche e l’eventuale revoca della residenza.

Ma perché tanti italiani decidono di trasferire la propria residenza fiscale all’estero? La risposta è semplice: una tassazione di gran lunga inferiore a quella del nostro Paese.

Come riportato da IlGiornale.it, la Grecia, ad esempio, ha stabilito una “tassa secca del 7% sui redditi dei pensionati che trasferiranno la residenza fiscale per 10 anni nel paese ellenico. Il prelievo dovrebbe avvenire in un’unica soluzione e la scadenza per trasferire la residenza fiscale è prevista per il 30 settembre 2020”.

Fino a qualche anno fa, invece, il Portogallo offriva l’esenzione dalle tasse per 10 anni sui redditi percepiti all’estero se si stabiliva la residenza nel proprio Paese.

Infine, il nuovo governo ha stabilito una tassa secca del 10% per i redditi dei “residenti non abituali” stranieri.

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