La parola sull'accordo Alitalia-Etihad passa alla Commissione europea. I commissari ai Trasporti, Siim Kallas, e alla Concorrenza, Joaquin Almunia, hanno già avviato la richiesta di documentazione alle autorità italiane, che dovranno inviare a Bruxelles entro il 19 settembre ogni atto che possa essere oggetto di esame; quindi l'accordo stesso, i patti parasociali, gli allegati, i verbali dei cda.
La commissione dovrà stabilire se la partnership è conforme alle norme che attribuiscono i diritti di volare liberamente in Europa e verso gli Stati Uniti (i trattati cosiddetti di open sky) soltanto alle compagnie possedute e controllate da soggetti comunitari. «Proprietà» e «controllo» sono le due parole chiave, e l'Ue dovrà accertare che entrambi i requisiti siano realmente in capo agli italiani.
Ora, è facile giudicare la «proprietà», che è un fatto quantitativo: Alitalia-Cai (che a breve cambierà nome) avrà il 51% della nuova Alitalia, nella quale Etihad sarà presente con il 49%. Più sottile la questione riguardante il «controllo», che è un stato di fatto, un elemento sostanziale e non formale. Come si può dire se un azionista al 49% esercita, i poteri di indirizzo strategico di una società? Come si può, oltretutto, dare un giudizio così delicato su una realtà non ancora operativa? In questa fase Alitalia sembra molto prudente, evitando decisioni che possano in alcun modo interferire con le decisioni europee. Etihad invece appare più estroversa, e sul proprio sito annuncia trionfalmente che «per festeggiare la partnership» regala 10mila miglia a chi viaggia tra l'Italia e Abu Dhabi.
Un passaggio importante degli accordi riguarda proprio le miglia-premio. Etihad infatti acquista, per 112 milioni di euro, il 75% di Alitalia Loyalty, ovvero della società che gestisce i programmi fedeltà. Lo stesso modello seguito dagli arabi nell'atto di entrare in Air Berlin e nell'indiana Jet Airways. Secondo alcuni esperti, la maggioranza del programma fedeltà rappresenta un importante elemento strategico, perché esso costituisce il cervello, la banca dati commerciale dell'intera compagnia. Possederlo significherebbe dunque avere un peso strategico essenziale, e un'arma di potere rispetto a tutte le decisioni del vettore. L'Unione europea vorrà probabilmente capire meglio le finalità e significato di questa operazione.
Più volte Lufthansa, Air France e British hanno sollevato la questione degli «aiuti di Stato indiretti» (Etihad è di proprietà statale e partecipa al salvataggio di Alitalia) ma è una tesi difficile da sostenere; le «major» europee, che temono molto le compagnie del Golfo in Europa, cercheranno
di ottenere in contraccambio altri vantaggi. È difficile pensare che Bruxelles possa bocciare l'accordo Alitalia-Etihad; ci si aspetta al massimo che chieda qualche aggiustamento, con un verdetto definitivo entro novembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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