È una serrata roadmap quella che si prepara a percorrere Enel nella seconda parte dell'anno. Il primo semestre ha dimostrato che il gruppo è sulla strada giusta per tornare a crescere dopo che la recessione (che ha colpito i mercati chiave di Italia e Spagna), l'eccesso di capacità produttiva nazionale ed europea e le scarse prospettive di recupero dei consumi elettrici si erano messi di traverso. Così, dopo aver chiuso un primo semestre in recupero, l'ad Fulvio Conti - alla guida del gruppo dal 2005 e in odore di rinnovo nel 2014 - punta ora ad accelerare su tutte le partite aperte.
Il momento sembra, infatti, più che propizio. Pur riconoscendo i tanti nodi aperti, gli analisti vedono rosa e ritengono che il colosso elettrico italiano si sia lasciato alle spalle il periodo peggiore. «I mercati odiano l'incertezza, ma la maggior parte delle criticità è superata», affermano gli esperti di SocGen, ricordando che «le notizie (cattive-ndr) sulla riforma energetica in Spagna sono ormai note, che i problemi di Enersis in Sud America sono passati, e che il rischio Paese si è palesato con il downgrade».
Sulla stessa linea anche Equita secondo cui «i conti del gruppo scontano gran parte dello scenario negativo di mercato e sono meno esposti ai prezzi del gas grazie al miglioramento delle vendite e alla rinegoziazione dei contratti». Quali sono, dunque, i dossier che aspettano Conti a settembre? Tutto dipende dal debito. L'obiettivo del gruppo è, infatti, quello di portarlo a quota 42 miliardi a fine anno, dai 44,5 miliardi di giugno. Una mission delicata visto che il taglio atteso, e promesso, è di 6 miliardi entro il 2014. In quest'ottica Conti prepara una doppia manovra. Accelerare sul piano di semplificazione societaria e di riduzione dei costi da 4 miliardi di euro (al 2017), di cui 210 milioni entro l'anno. E portare a termine le dismissioni.
Al di là del patrimonio immobiliare del gruppo (3mila cespiti per un valore di circa 200 milioni), i primi indiziati sono i mercati maturi e in particolate l'Est Europa: dalla Romania alla Slovacchia. Qui, per l'Enel ha perso valore l'impegno nel nucleare. Il Sudamerica, a parte la cessione dell'alta tensione tra Argentina e Brasile, resta invece intoccabile e strategico.
Un'altra misura «abbatti-debito» sarà quella del bond ibrido. In rampa di lancio da qualche mese, l'emissione è in agenda per la seconda metà dell'anno in attesa di buone condizioni di mercato.
In ogni caso, il gruppo non ha scadenze sul debito fino al 2016. Ci sono, infine, altre due mosse che potrebbero servire allo scopo. Una riguarda la rinegoziazione dei contratti take or pay che dovrebbe portare risparmi per 300 milioni e l'altra la riforma elettrica spagnola. In attesa dei decreti attuativi, da Madrid (dove Enel opera con Endesa) non si esclude che il gruppo possa finire in tribunale con un ricorso che vada a mitigare l'effetto della riforma: un impatto di 272 milioni atteso nel 2013 e di 400 nel 2014.
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