Per Eni blitz da 4 miliardi in Norvegia

La controllata Var Energi a un passo dall'acquisire gli asset Exxonmobil nel Paese

Sofia Fraschini

Colpo grosso di Eni in Norvegia. Var Energi, la controllata (al 69,6%) del Cane a sei zampe si prepara ad acquistare tutti gli asset di Exxonmobil nel Paese nordico. L'indiscrezione sull'affare miliardario è rimbalzata dalla stampa norvegese (Dagens Naeringsliv) e ieri pomeriggio è stata confermata dalla major americana: «Non c'è ancora un accordo definitivo, ma è stata siglata un'esclusiva con Var Energi».

La società indipendente leader nel settore dell'esplorazione e produzione di idrocarburi in Norvegia, detenuta da Eni (69,6%) in coppia con la HitecVision (30,4%), potrebbe mettere sul piatto fino a 4,2 miliardi di dollari (pari a 3,8 miliardi di euro).

Un'operazione che rafforzerebbe la quota di mercato della consociata del gruppo guidato dall'ad Claudio Descalzi, che è già il quarto produttore di petrolio e gas della Norvegia. L'accordo renderebbe, infatti, Var Energi il secondo più grande produttore offshore (su campi situati in mare) della Norvegia con una produzione stimata tra 300 e i 350mila barili al giorno.

La big oil texana di recente aveva trattato il dossier con diversi player, ma secondo le indiscrezioni, Var Energi si sarebbe imposta sulle norvegesi Equinor, Aker Bp, Dno, sulla svedese Lundin Petroleum, oltre che sul private equity Hitech Vision.

«Questo accordo potrebbe rendere Var Energi uno dei maggiori player norvegesi e riteniamo che sia un'opportunità per Eni di monetizzare in parte il proprio investimento azionario nel gruppo norvegese», hanno commentato gli analisti di Mediobanca Securities.

«L'operazione aggiunge Fidentiis - avrà un impatto positivo per Eni in termini di utili derivanti dalle società controllate».

Insomma, un'operazione che se andasse in porto sarebbe letta positivamente dal mercato «e questo - spiega una fonte di settore - nonostante negli ultimi anni, nel Mare del Nord si stia assistendo a una fase di invecchiamento dei bacini e a un costante declino della produzione, con alcune major petrolifere che stanno smantellando i loro impianti per via degli alti costi di produzione, alla ricerca di rendimenti più elevati altrove».

Oltre a Exxonmobil anche Chevron e ConocoPhillips hanno fatto un passo indietro, «ma la regione norvegese si mantiene ancora in classifica come uno dei principali mercati di fusioni e acquisizioni al mondo, Eni poi è molto forte nell'esplorazione e potrebbe fare nuove scoperte», continua la fonte.

Come quinto esportatore di petrolio al mondo, e terzo esportatore di gas, il settore energetico norvegese è, infatti, in forte espansione.

Secondo le stime, il Mare di Barents detiene il maggior potenziale poiché la regione è ancora in gran parte poco esplorata, e si ritiene che oltre la metà del petrolio e del gas non scoperti della Norvegia si trovino proprio nelle acque profonde del Mare di Barents. Ieri in Borsa il titolo Eni ha chiuso la seduta senza particolari spunti. L'azione si è fermata a 13,77 euro in calo dello 0,7%.

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