Eni sfiora 1 miliardo di utili nel trimestre grazie al sostegno dell'attività di esplorazione e produzione, fiore all'occhiello del gruppo. Nei giorni della nuova fiammata del petrolio, arrivato fino a 74 dollari (ieri a quota 66 dollari), il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha lanciato inoltre un messaggio rassicurante al mercato: «I nostri risultati consentono al gruppo di coprire nel 2019 costi, investimenti e dividendi a un prezzo Brent di 55 dollari e di generare, in caso di prezzi superiori come nel momento attuale, cassa in eccesso». Un margine di 10 dollari che farà marciare spedito il gruppo: solo per quest'anno, al ritmo di 8 miliardi di investimenti.
Tornando alla trimestrale, l'utile operativo rettificato, al netto cioè delle partite straordinarie, si è attestato a 2,35 miliardi, in linea con il dato dello stesso periodo dello scorso anno (mentre il dato non rettificato è di 2,51 miliardi, in rialzo del 5% rispetto al primo trimestre 2018). L'utile netto adjusted ha segnato 992 milioni (+1%). «Sono molto soddisfatto - ha commentato Descalzi -. In particolare, il business Exploration & Production, in presenza di uno scenario di mercato invariato, ha migliorato i propri risultati economici del 25%, a conferma di una generazione di cassa in crescita». Il debito netto ha raggiunto 8,67 miliardi (ante metodo Ifrs 16) con un Brent nel trimestre calcolato a 63,2 dollari per 1,832 milioni di barili estratti al giorno. Stabile l'attività nel settore Gas&Power, mentre nella parte retail, i clienti sono cresciuti del 6%, anche grazie all'acquisizione delle attività in Grecia. I volumi di gas venduti sono invece scesi del 4,5% per effetto di un inverno con temperature più alte della media. In pareggio le attività nella raffinazione e vendita di carburanti, con la seconda che ha compensato le perdite della prima, mentre la chimica ha un risultato negativo per 46 milioni, per lo più dovuto al fermo straordinario dell'impianto di Priolo.
Quanto alla Libia, che pesa per 16% della produzione del gruppo, gli analisti di Mediobanca ritengono che l'estrazione dovrebbe restare relativamente stabile nel corso dell'anno. «La situazione è sotto controllo», ha detto Antonio Vella, chief upstream officer di Eni spiegando che il gruppo «continua le attività».
Eni nel primo trimestre ha estratto 280mila barili al giorno, ma la previsione per il resto dell'anno è un «po' più bassa - ha precisato poi il cfo Massimo Mondazzi - circa 270mila, 275mila barili».Infine, guardando al prezzo del greggio, gli analisti vedono possibili rialzi fino a 80 dollari, ma non duraturi.
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