Oscar Farinetti sembra voler seguire lo stesso copione del 2002, quando ha venduto la catena di elettrodomestici Unieuro creata dal padre Paolo riuscendo a incassare 528 milioni. Un conto salato pagato dagli inglesi di Dixons, del gruppo DSG International, che qualche anno dopo hanno deciso di liberarsi perdendoci della maggioranza della società.
Nel frattempo Farinetti junior aveva già reinvestito quei milioni per iniziare l'avventura di Eataly che ha chiuso il 2017 con un milione di utile dal rosso di 21 milioni dell'esercizio precedente. Farinetti ne ha già ceduto il timone (nel 2015) all'ex Luxottica, Andrea Guerra (oggi presidente esecutivo del gruppo), e passato le azioni ai figli. L'ultimo step è monetizzare, come aveva fatto nel 2002. Come? Quotando Eataly in Borsa e chiamando a bordo un nuovo compagno di viaggio. Cinese.
Sul tavolo, ha detto ieri Guerra presentando il bilancio, ci sono due opzioni: una partnership con un socio locale o l'apertura del capitale a un investitore industriale cinese da chiudersi già entro l'estate. «Sono aperte entrambe le possibilità» ha commentato il manager senza fare nomi ma escludendo dalla possibile alleanza i colossi pubblici. «Abbiamo contatti con holding finanziarie, società attive nell'ospitalità e player digitali», ha detto accennando al «dialogo con i primi due o tre operatori cinesi». Impossibile non pensare ad Alibaba, il numero uno nel commercio digitale cinese, anche se poi conferme non ce ne è neanche l'ombra.
Il progetto di quotazione in Borsa infine resta confermato: sarà nel 2019 a Piazza Affari e portare sul mercato il 30% del capitale per una valorizzazione che, secondo le indiscrezioni di mercato, potrebbe attestarsi tra i 2 e i 3 miliardi. Al momento Eataly è controllata dalla la famiglia Farinetti con il 60% del capitale e partecipata da Tip con il 20% circa e dalla società Carlo Albero che fa capo a Luca Baffigo Filangeri e Elisa Miroglio con un ulteriore 20% circa. Lo stesso Guerra potrebbe salire nei prossimi mesi fino al 3% del capitale.
Farinetti è convinto che il gruppo possa valere fino a 3 miliardi e conta dunque di far incassare ai soci circa un miliardo. Livello considerato da alcuni esperti estremamente elevato alla luce di un ebitda che l'anno scorso è stato di circa 25 milioni. Resta da capire se l'Ipo sarà strutturata come semplice vendita di quote da parte dei soci o prevederà anche un aumento di capitale.
Nei prossimi mesi, intanto, potrebbero entrare nella holding nuovi soci, come la famiglia Bastianich, il socio della controllata Usa. È infatti allo studio il passaggio della famiglia dalla controllata alla holding.Quanto ai conti, il gruppo punta a superare i 700 milioni di ricavi nel 2020 dai 465 milioni raggiunti nel 2017.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.