La Flotilla "democratica" caccia una giornalista

Cronista de "La Stampa" espulsa: "Ci riempite tutti i giorni di m...". I pro-Pal querelano "Il Tempo"

La Flotilla "democratica" caccia una giornalista
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Vogliono portare la libertà a Gaza. Ma non gradiscono la libertà dei giornalisti. Gli attivisti della Global Sumud Flotilla partono finalmente per il Medio Oriente, dopo una serie di rinvii, ma prima fanno scendere una cronista che si era prenotata un posto sulle navi per documentare la spedizione umanitaria che vuole rompere il blocco navale imposto da Israele davanti alle coste della città.

Francesca Del Vecchio viene convocata ed espulsa senza tanti complimenti: le affibbiano l'etichetta di giornalista "pericolosa", un aggettivo grottesco che evidentemente nasconde il disagio per avere fra i passeggeri qualcuno in grado di mostrare il viaggio minuto per minuto. Senza invenzioni o censure. Invece, i democratici della Flotilla censurano lei, che pure era stata invitata a unirsi al gruppo; poi davanti al suo stupore e alla richiesta di spiegazioni, calano la frase definitiva: "Il tuo giornale ci ricopre tutti i giorni di m..".

Bye bye, dunque. Alla faccia del diritto di informare l'opinione pubblica. L'ideologia che muove gli organizzatori e il loro pubblico sembra non ammettere critiche, dubbi, domande scomode. Il senatore Marco Lisei di FdI non crede agli attacchi, due con altrettanti presunti droni, denunciati nei giorni scorsi dalla Flotilla. Ma ipotizza che si sia trattato di incidenti o, peggio, di una messinscena. Nessuno prova a controbattere con argomentazioni logiche o tecniche. No, finisce anche lui nel mirino di esagitati che in rete lo ricoprono di frasi volgari e allusive. "Vengo bersagliato - racconta il parlamentare - da offese e minacce di morte, rivolte anche ai miei figli, solo per aver messo in discussione le loro versioni, spacciate come verità assolute". Ma il trattamento forse più avvilente e settario lo subisce Francesca Del Vecchio. Già il training preparatorio, nelle scorse settimane, mette a dura prova la sua pazienza e quella degli altri giornalisti: viene sequestrato il passaporto e viene portato via anche il cellulare, Del Vecchio viene addirittura perquisita. Un comportamento inaccettabile, ma lei tiene duro: l'obiettivo è salpare e viaggiare con quelle navi che sfidano le autorità di Israele nel nome dei diritti umani. Sarà, ma i diritti della giornalista non vengono rispettati. Lei è in Sicilia, ha partecipato ad una sorta di corso, con la simulazione di un abbordaggio e un arresto, ma l'impegno serve a poco: "Mi rincorre un altro attivista, Giuliano. Con lui c'è Simone e una ragazza del Direttivo che non si presenta e dice: Sei una giornalista pericolosa, hai detto al mondo dove si tiene il nostro corso".

Una scusa, come spiega la protagonista: "Le sfugge un dettaglio: il luogo del training era noto a molti esterni all'organizzazione, a colleghi, a fotografi". Lei insiste, ma ecco arriva un'obiezione super democratica: "Il tuo giornale ci ricopre tutti i giorni di m..".

Fuori. "La questione - nota lei - è solo una: il mio lavoro è stato considerato non allineato". Da Roma giunge alla cronista la solidarietà del ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Si è trattato di un brutto episodio di censura che viola il principio della libertà di stampa, elemento cardine del nostro sistema democratico. Cacciare una giornalista dalla Flotilla è una scelta in contrasto con la natura stessa dell'iniziativa".

Non solo, il Global Movement to Gaza Italia ha dato mandato ai suoi legali di querelare per diffamazione "Il Tempo", che ieri ha inteso svelare la "rete" che ci sarebbe dietro la Flotilla. "Altro che missione umanitaria" si legge.

Intanto Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche

che ha aderito a un appello umanitario per la pacificazione di Gaza insieme al presidente dell'Ucoii Yassine Lafram, ieri gli ha scritto contestandogli i toni incendiari che ha assunto quando si è imbarcato sulla Flotilla.

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