
Questa settimana, per il podio dei peggiori, abbiamo anche una menzione speciale. Va agli ultrà dell'accoglienza per la rissa alla Festa dell'Unità di Lodi. Si parte con gli insulti e si finisce con le bottiglie di vetro che volano e persino un machete. Al centro di tutto un gruppo di giovani stranieri. Per intenderci quelli che, a detta di certi progressisti, ci pagano le pensioni e fanno i lavori che gli italiani non vogliono fare. Se solo fosse intellettualmente onesta, la sinistra ammetterebbe che esiste un problema di sicurezza. E che questo problema passa soprattutto dai crimini commessi dagli immigrati e dai figli degli immigrati.
Ma veniamo alla nostra classifica. Al terzo posto abbiamo il senatore di Italia Viva, Enrico Borghi, che ha chiesto a Giorgia Meloni: a) chiarire cosa ha fatto nel fine settimana; b) perché ha saltato alcuni eventi istituzionali; c) se è stata a New York con un volo di Stato. Una richiesta di "chiarimento" che, a nostro avviso, va ben oltre il normale confronto politico. E, infatti, la Meloni nel rispondergli non nasconde la propria indignazione davanti "all'ennesima polemica costruita ad arte sul nulla". "Per due giorni – ha spiegato la premier - ho scelto di fare ciò che considero il mio ruolo più bello e naturale: essere madre". Ha, infatti, regalato alla figlia un fine settimana all'estero per il suo compleanno. Ovviamente, viaggiando con voli di linea. Eppure un momento privato è stato trasformato in un attacco. Ma non è così che si dovrebbe fare politica.
Al secondo posto ci sono i capitani coraggiosi della Flotilla. Gli attivisti dell'imbarcazione pro Pal, partita alla volta della Striscia di Gaza con l'intento di forzare il blocco navale di Israele, hanno denunciato di aver subito un attacco con drone mentre si trovavano in acque tunisine. A parte che fosse stato un drone probabilmente gli attivisti non sarebbero sopravvissuti per raccontarlo. Ma poi in rete girano diversi video che sembrano mettere in dubbio la ricostruzione di Greta & Co, tanto che c'è chi dice che possa essere stato un razzo di segnalazione sfuggito a uno dell'equipaggio o proveniente da un’altra imbarcazione della Flotilla stessa. Per carità, noi non siamo esperti di razzi e droni. E non ci spettano certe analisi tecniche. Resta il fatto che la missione pro Pal si conferma una forzatura ideologica. L’obiettivo sembra, infatti, quello di cercare una reazione da parte di Israele. Un brutto spettacolo sulla pelle di chi sta vivendo un dramma umanitario.
Sul gradino più alto del podio abbiamo quelli che non si fermano nemmeno davanti all'omicidio di Charlie Kirk. Raccapriccianti i movimenti studenteschi con la foto dell'arrivista americano a testa in giù e in rosso la frase: "A buon intenditor poche parole. Oggi è un giorno meno buio". Poi c'è Roberto Saviano che accosta Trump a Hitler: "L'assassinio rischia di diventare l’incendio del Reichstag del 1933". Ovvero "la miccia per una trasformazione radicale dell’equilibrio politico e sociale". E che dire di Alan Friedman che poche ore dopo l'attentato scrive: "La violenza in America cresce grazie a gente come Kirk". Brutto anche che la presidenza del Parlamento europeo abbia negato il minuto di silenzio in ricordo dell'attivista americano.
Quello che tutta questa gente non capisce è che in quel campus dello Utah non è solamente morto un attivista conservatore. È morto un altro pezzo (l'ennesimo) della nostra libertà di espressione. E a farne le spese siamo tutti quanti.