Economia

Fca chiede 6,3 miliardi, garanzia Stato

Sul tavolo della trattativa la sede spostata a Londra e la fusione con i francesi di Psa

Fca chiede 6,3 miliardi,  garanzia Stato

Fca ha appena annunciato che non distribuirà il dividendo. La mossa rientra nei requisiti - insieme al fatto di non procedere a riacquisti di azioni proprie nel 2020 - previsti dal Decreto Liquidità.

Lo scopo: ottenere un prestito con garanzia dello Stato (condizioni agevolate e tasso molto basso), a valere sul plafond gestito da Sace, con Intesa Sanpaolo principale finanziatore. Sace, società di Cassa depositi e prestiti specializzata nel sostenere le imprese italiane, fornirebbe una garanzia pubblica per l'80% dell'importo. La procedura prevede una fase preliminare, una sorta di istruttoria, e una volta completata, il dossier viene inviato al ministero dell'Economia deputato a rilasciare, a quel punto, la garanzia tramite decreto. Obiettivo è quello di garantire la continuità delle attività economiche danneggiate dalla pandemia.

Il lungo lockdown per il coronavirus ha creato gravi problemi al settore automobilistico: vendite quasi azzerate, concessionari a rischio di chiusura e nessuno stimolo alla domanda previsto dal governo. L'Economist, il magazine politico-economico britannico che tra l'altro fa capo alla holding Exor, in un recente articolo, oltre a prevedere un secondo trimestre lacrime e sangue per l'automotive mondiale, ha quantificato in 50 miliardi di dollari la liquidità che sarà bruciata dagli 8 maggiori gruppi. E nella classifica allegata, posiziona Bmw come azienda con più cash, mentre Fca risulta essere quella in maggiore sofferenza. Psa, che entro marzo 2021 si fonderà con il gruppo italo-americano, occupa una posizione a metà graduatoria. Fca, dal canto suo, deve portare avanti il piano industriale di 5 miliardi per l'Italia e le strategie di elettrificazione della gamma, seppure con i rallentamenti già messi in conto dall'ad Mike Manley (nella foto). Tra gli impegni chiesti per ottenere il prestito, oltre a quelli di carattere finanziario già citati, c'è quello della gestione dei livelli occupazionali attraverso le intese sindacali.

Resta da vedere quale atteggiamento terrà questo governo, cioè se non batterà ciglio, nell'interesse di tutti, o se coglierà l'occasione, come ipotizza Giuseppe Berta, storico e docente alla Bocconi, per far nuovamente pesare a Fca la scelta di Londra come sede fiscale, quindi fuori dall'Ue, oppure se approfitterà per volere coinvolgere anche il futuro capo di Fca-Psa, Carlos Tavares, attuale numero uno del gruppo francese. «Il destino industriale del settore auto in Italia - osserva Berta - non sarà più nelle mani di Fca, bensì del nuovo soggetto che nascerà dalla fusione con Psa».

Le garanzie previste dal «Decreto Liquidità» riguardano le imprese con un fatturato individuale superiore o uguale a 1,5 miliardi o con un numero di dipendenti, in Italia, superiore o uguale a 5mila, e per finanziamenti di importo superiore o uguale a 375 milioni.

«Sappiamo che il settore sta attraversando una situazione di crisi profonda - afferma Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm e responsabile del settore auto -; il governo deve fare tutto ciò che occorre per salvaguardarne la tenuta. Ciò che purtroppo finora non ha fatto».

Fissata, intanto, la nuova data dell'assemblea di Fca: il 26 giugno, 24 ore dopo quella di Groupe Psa.

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